Il colore dell’anima è quello del tramonto, perennemente sospeso tra la luce ed il buio, il cui ultimo caloroso e rosseggiante respiro si confonde con le prime stelle che fanno la loro comparsa nel cielo notturno, perchè la natura non ammette alcun vuoto, non conosce alcuna resa, sa riempire di bellezza ogni spazio, ogni attimo, senza arretrare mai.
In un luogo magico, tra i resti di un’antica città – Peltuinum – e la bellezza incontaminata e selvaggia dell’Abruzzo, in un ideale abbraccio con le montagne che ci fissavano silenziose dall’alto ““ dal Gran Sasso alla Maiella, fino al Monte Sirente ““ le sfumature del tramonto si sono trasformate in musica, in parole, mostrandoci, appunto, la strada della natura, l’unica strada capace di liberarci dal fragile mondo che abbiamo costruito. La nostra economia globale, infatti, è stata messa a dura prova dalla recente pandemia; un nemico minuscolo ed invisibile ci ha mostrato quanto siamo deboli e quanto sia limitata la nostra capacità di adattamento e sopravvivenza.
Ad iniziare sono stati gli Sherpa, i cui suoni space ed acid rock penetrano nell’oscurità profonda del passato, ne succhiano l’essenza e l’attualizzano, spingendoci a guardare cosa ne è stato delle nostre scelte, dei nostri ideali, dei nostri sogni più intimi. Può essere doloroso, ma è necessario, se vogliamo davvero evolvere e migliorarci sia come singoli individui, che come comunità , superando le nostre reciproche diffidenze e le nostre irrazionali paure.
Successivamente le canzoni di Cristina Donà , la sua esile figura impressa sullo sfondo del Sole che tramontava, l’intrecciarsi di antico e moderno, il bisogno di riavvolgere il proprio tempo, di riordinare il proprio mondo, giungono come una vera e propria liberazione dal Male che ci ha tenuto in scacco negli ultimi drammatici mesi e che ci ha fatto comprendere quanto sia necessario un percorso nuovo; un nuovo modo di approcciarsi al prossimo, delle parole nuove, che non è necessario urlare o digitalizzare, se vogliamo davvero migliorare le nostre vite e sentire il profumo, il calore e il sapore della bellezza che ci circonda.
Un miracolo? Una rivoluzione? Le parole di Cristina Donà amplificano le nostre percezioni emotive, il nostro senso critico, la nostra capacità di creare legami, indipendentemente dalle distanze che ci separano, da quelli che sono i nostri costumi, le nostre abitudini, le nostre fedi, le nostre usanze, le nostre tradizioni, i nostri idiomi, tentando di superare ogni limitante differenza, proprio grazie a quel codice universale a cui tutti noi, esseri umani, piante, animali, creature viventi, possiamo fare riferimento. Intanto “Universo” si trasforma nella beatlesiana “Across The Universe“, le parole possono anche fuggire via per sempre, ma l’importante è ciò che resta conficcato nella nostra carne ed a cui possiamo aggrapparci ogniqualvolta ci sentiamo in debito di ossigeno, costretti a correre, ad attraversare tempeste improvvise e caotiche, a cadere e rialzarci, a perdere e ad accettare le proprie sconfitte ed i propri errori, prima che l’ultima prova della conclusiva “Triathlon” ci conduca ad incontrare, tirare le somme e fare i conti con il nostro personale ed accattivante tramonto.
Il concerto è stato organizzato dalla rassegna musicale Paesaggi Sonori (ndr).