Non finirà su questi binari il variopinto scenario musicale italiano, scosso nel profondo dalla quarantena – sebbene con qualche timido segnale di ripresa -, non tanto per See Maw in sè, quanto per la nostalgia di un tipo di sound da club che porta, pescato in un momento dove i club rischiano di aprire solo per togliere la polvere dal bancone dei cocktail. Ma il giovane (classe “’96) See Maw è uno sguardo positivo sul domani: ha azzeccato la formula giusta tra elettronica (Cosmo), RnB (Frah Quintale) e scazzo giovanile (il Calcuttiano «Fiamme in un campo rom » di “Piangi”) in termini che risultano tutt’altro che banali (“Nella mia testa”).
I temi cantati collimano con l’opacità delle basi che si fanno clubbing quanto basta, trap solo nella fumosità di qualche bpm rallentato e con un groove dal sapore analogico (“Di notte”) che si inserisce bene in tutta la scaletta di “A Luci Spente”. Unica pecca, relativa, è su “Venerdì”: partito con le giuste intenzioni e catalogato come brano più orecchiabile, risente del ritornello strozzato che ha più a che fare con il mondo di Tommaso Paradiso che con la personalità dell’album, lasciando con l’amaro in bocca.
Scorre bene la prima parte dell’ep, in un mood costantemente in movimento, in un saliscendi di ritornelli freschi e strofe rallentate; i testi vanno dall’incoscienza dei vent’anni alla profondità del ricordo paterno, chiudendo il suo corso con la curiosa svolta impegnata in “Piangi”, a dimostrazione di una visione d’insieme non scontata. è un buon esordio quello di See Maw, che sin da subito ha trovato la direzione giusta.