Ci sono dei dischi che hanno già vinto solo con il titolo. Questo esordio dei Black Grape è uno di quelli. Una band capitanata da Shaun Ryder e Bez che piazza un titolo come “…è favoloso quando sei pulito!…“, no, ma dico, ci rendiamo conto dell’ironia e del tocco di classe partorito da quella testolina matta di Shaun? Dopo anni di eccessi, di montagne russe con gli Happy Mondays, di salite in cielo e di crolli rovinosi, ma sopratutto anni in cui il suo fisico ne aveva sperimentate di ogni (leggi droghe come se piovesse), eccotelo qui, fresco come una rosa, insieme a un nuvo compagno di avventure, il rapper Kermit e all’inseparabile Bez, pronto a continuare il discorso da dove il tracollo dei Mondays lo aveva fermato. Riparte, si, ma riesce pure a fare meglio della sua band precedente.
L’esordio dei Black Grape fila via che è un piacere. Ryder, con la sua aria da (ex?) tossico, ha la lingua lunga e tagliente come ai tempi d’oro (giochi di parole, riferimenti sociali e letterari a profusione, rime stravaganti e deliri davvero assurdi) e l’impianto musicale produce un sound incalzante, funky, solare e gioioso, ma nello stesso tempo anche caldo e sensuale. Un frullato clamoroso, un melting-pot che ingloba tanto l’ hip-hop quanto il reggae, l’indie-pop psichedelico e l’hard-rock e ci cattura all’istante. Dove l’ultimo lavoro dei Mondays si era arenato nelle secche, qui invece trionfa uno spirito libero, eclettico e carico di sagace ironia. Si diverte la band e sopratutto ci divertiamo noi, alla grande. Il groove è incalzante nei brani più movimentati e stare fermi è praticamente impossibile, ma questi musicisti sono micidiali, anche “Yeah Yeah Brother”, tanto per fare un esempio, che si muove più sottopelle è roba che ti entra in testa e non ti molla più. Perchè questo fanno i Black Grape, incalzano sempre in modo variegato e resistere è impossibile.
Ci si esalta con i tribalismi e l’armonica incontrollabile di “Reverend Black Grape”, sotto con i fiati trovolgenti in “Tramazi Party” e che dire della chitarra acida di “Kelly’s Heroes”? Canzoni immediate, ricche di spirito e di ritornelli a presa rapidissima. “In The Name Of The Father” che diventa un classico fin dal primo ascolto. Ma ci sono anche i momenti più avvolgenti, quelli in cui la band mantiene altissima la nostra attenzione anche senza portarci in mezzo alla pista. La notturna e morbida “A Big Day In The North” e l’andamento da Stones alla moviola in “Shake Your Money” (mamma che ritornellone micidiale!) sono due esempi lampanti di quello che intendo.
Con “Little Bob” ci si fa un ultimo giro in una festa coloratissima e accattivante, facendosi largo tra gente che balla e fiati che ci rimbalzano nelle orecchie, mentre chitarre e ritmica vanno d’amore e d’accordo in uno sposalizio che viene accentuato dall’organetto micidiale. Sono passati 46 minuti e siamo pieni di energia e carichi come le molle e siamo ancora puliti! Ahahaha!
25 anni fa Shaun Ryder tornava in pista e, signori e signore, lo faceva in un modo che dire trionfale è dire poco!
Pubblicazione: 7 agosto 1995
Studio: Rockfield Studios, Wales, Chapel Studios, Lincolnshire Boundary Row, London
Genere: Alternative dance, Britpop, Funk
Lunghezza: 46:16
Label: Radioactive
Produttore: Danny Saber, Stephen Lironi, Shaun Ryder, Gary Kurfirst (exec.)
1.Reverend Black Grape
2.In the Name of the Father
3.Tramazi Parti
4.Kelly’s Heroes
5.Yeah Yeah Brother
6.A Big Day in the North
7.Shake Well Before Opening
8.Submarine
9.Shake Your Money
10.Little Bob