Ritornano gli Hockey Dad a due anni e mezzo di distanza dal loro sophomore, “Blend Inn”: la divertente band surf-pop del New South Wales, che ha rinviato la sua uscita da fine maggio a ieri per i problemi legati all’attuale pandemia, lo ha registrato ai Robert Lang Studios di Seattle insieme al noto produttore John Goodmanson (Los Campesinos!, Bikini Kill, Blonde Redhead, Nada Surf), mentre Troy Glessner (Alice in Chains, The Blood Brothers, Foo Fighters) si è occupato del mastering.

Per questo nuovo album il duo australiano composto dai due amici Zach Stephenson (voce, chitarra) e Billy Fleming (batteria) ha deciso di partire dalle sue solide basi surf-pop per poi aggiungere anche elementi più oscuri e meditativi alla sua musica come accade soprattutto nelle ultime tre canzoni del disco.

“In This State” apre questo terzo full-length dei due ragazzi di Windang ricordandoci quali sono le cose che sanno fare meglio ovvero il loro divertente e fuzzy surf-rock, i fantastici cori che si appiccicano dopo un attimo nella mente di chi ascolta e le splendide e irresistibili melodie ai 1000 chilometri all’ora: bisognerebbe essere su un prato in qualche festival estivo per poter godere interamente di una canzone come questa, ma, in tempi di coronavirus, ci accontentiamo di ascoltarli nelle cuffie e di ballare nella nostra cameretta.

Il party prosegue anche nella successiva e luminosa “I Missed Out” che non è da meno rispetto alla precedente in quanto a divertimento e sensibilità  melodica, mentre “Itch” ““ la traccia più lunga del disco (quasi 5′) – rallenta molto i toni, fermandosi a riflettere a lungo e ci riporta verso gli anni ’90.

E se “Heavy Assault”, piena di adrenalina, freschezza e melodie, ha un non so che di grungey, “Keg” presenta un’atmosfera molto diversa e più rilassata con degli oscuri riff di chitarra.

La ballata “Looking Forward To The Change” chiude poi il disco in maniera meditativa, rilassata e calma, come davvero non ci saremmo aspettati: solo nella parte conclusiva del brano arrivano una batteria aggressiva e una chitarra rumorosa ad aggiungere l’ultima dose di energia di “Brain Candy”.

Non si puo’ certo definire come un album rivoluzionario, ma ““ pur rimanendo divertenti e scatenati per vari momenti ““ qui gli Hockey Dad hanno anche provato ad aggiungere nuove tinte alla loro tavolozza sonora e questa è senza dubbio una nota di merito: l’appuntamento con loro, però, è rimandato per quando sarà  di nuovo possibile tornare ai concerti. Su un palco il duo australiano sa perfettamente come farci divertire!

Photo Credit: Bruce from Sydney, Australia / CC BY