Ci sono diversi momenti di svolta nella carriera dei Cure e sicuramente “The Head on the Door” rappresenta uno di questi, per diversi motivi, ma soprattutto perchè dopo cinque album la band era ormai seguita da una schiera di fan che si poteva considerare, soprattutto fuori dall’Inghilterra, custode di un gruppo ancora non famosissimo: situazione che, con questa uscita, iniziò a cambiare.
“The Head on the Door” trasformerà infatti i Cure da cult band a fenomeno quasi mainstream, regalando loro un successo mondiale, i primi dischi d’oro, un aumento considerevole di nuovi fan che riscopriranno anche gli album passati, un percorso verso un successo e una popolarità planetaria che sarà completata e definitivamente consacrata con “Disintegration” e il singolo “Lullaby” .
“The Head on the Door” è importante anche per altri motivi, primo tra tutti per il fatto che i Cure sembravano una band destinata a morire, con un percorso autodistruttivo che culminò con il tour per “Pornography”, il più alto momento della trilogia dark, nel quale i vari componenti della band litigavano continuamente e venivano alle mani, portando a volte i litigi anche sul palco.
Lo stesso Robert Smith era ormai diventato il chitarrista dei Siouxsie And The Banshees, diceva di essere stanco di fare il front man e voleva semplicemente suonare in una band, ma allo stesso tempo si autodistruggeva in un nuovo progetto denominato The Glove insieme al bassista dei Banshees, Steven Severin.
Realizzeranno l’ottimo album “Blue Sunshine” nel quale Robert Smith non potrà essere il cantante principale per motivi contrattuali, sostituito in quasi tutti i brani da Jeanette Landray ( Jaqui & Jeanette, Kiss That) fidanzata all’epoca con Budgie, batterista dei Big In Japan , The Slits , Spitfire Boys e Siouxsie and the Banshees.
La realizzazione dell’album sarà accompagnato dalla visione di B-movies, uno di questi darà il titolo all’album, ma anche da una continuo uso di droghe di tutti i tipi, come hanno raccontato i protagonisti in molte interviste.
Nel frattempo il progetto Cure sembrava fermo, Simon Gallup, bassista amatissimo dai fan, non faceva più parte della band vittima dell’ ennesimo rimpasto tra i componenti del gruppo e dei contrasti con Robert Smith.
L’ uscita di “The Top”, più un album solista di Robert Smith che altro, certificò che qualcosa si era perso, il lavoro era il momento più basso della carriera dei Cure, cosa ribadita qualche anno dopo dallo stesso Robert Smith «Ogni band ha almeno un album brutto. Questo è il nostro ».
“The Head on the Door” poteva essere la fine definitiva dei Cure oppure un nuovo inizio, la storia ci racconta che sarà un nuovo inizio e il momento del riconoscimento incondizionato del valore della band anche da parte di chi fino al quel momento li aveva ignorati.
I presupposti e la volontà di Robert Smith di far un grande album c’erano tutte, alimentate dalla voglia di esplorare nuove sonorità , forte anche dell’esperienza con i Siouxsie And The Banshees, e per questo rimette in piedi la band, si riconcilia con Simon Gallup che torna ad essere il bassista della band, conferma Tolhurst, prende Boris Williams, batterista dei Thompson Twins, e Porl Thompson virtuoso della chitarra e già membro degli Easy Cure.
Il risultato sarà un album collaborativo, dove i demo di Robert Smith vengono rielaborati e rivisti da tutti i componenti della band, un disco che verrà ben accolto dalla critica e di grande successo.
“The Head on the Door” avrà anche il merito di ampliare i fan italiani, grazie ad un ampia rotazione radiofonica e il bel video del singolo “Close to me”, permettendo alla band di riempire non ancora gli stadi, ma i palazzetti, come avverrà qualche anno dopo nella indimenticabile data di Modena del 29/11/1987 per il “The Kissing Tour” .
Dal punto di vista musicale l’album si esprime in modo brillante e con sonorità diverse, non tralasciando anche il passato dark della band, a partire da “In Between Days” con una chitarra molto particolare e la batteria notevole di Boris Williams, seguita da “Kyoto Song” con un sound orientale, bellissima e originale nella sua costruzione.
Se “Close to Me” e’ un brano allegro e dalla forza pop sconfinata, così come anche “Six Different Ways”, non mancano episodi che rimandano, come dicevamo, al periodo dark, come avviene per “Sinking” o pezzi tirati e profondi come “A Night Like This”, brani spagnoleggianti come “The Blood”, con le chitarre protagoniste come per “Push”, e tipicamente Cure come “The Baby Screams” .
Molti individuano in “Disintegration” il loro momento migliore, altri nella trilogia dark e in particolare in “Pornography”, io sono tra questi, ma”The Head on the Door” resta uno dei loro episodi indimenticabili, perfetto e divertente e quello che più spesso vien voglia di rimettere sul piatto.
Pubblicazione: 26 Agosto 1985
Durata: 37:47
Genere : Post-punk
Label: Fiction Records
Produttore: Robert Smith, Dave Allen
1. In Between Days – 2:55
2. Kyoto Song – 4:00
3. The Blood – 3:42
4. Six Different Ways – 3:16
5. Push – 4:28
6. The Baby Screams – 3:43
7. Close to Me – 3:23
8. A Night Like This – 4:12
9. Screw – 2:35
10. Sinking – 4:50