di Stefano Bartolotta
Sono passati ormai quattro anni dall’ultimo disco di canzoni in senso tradizionale di Ed Harcourt, che ultimamente si è dato alla musica strumentale e ha recentemente annunciato il proprio secondo disco di questo tipo. Da un lato viene facile appoggiare la scelta dell’autore inglese, dato che, con un percorso così lungo, è normale volersi cimentare in esplorazioni musicali diverse, ma dall’altro, c’era grande voglia di un seguito dello splendido “Furnaces”, che aveva consacrato la rinascita artistica di Ed, iniziata col precedente “Back Into The Woods”. Aspetteremo con pazienza, e ne approfittiamo per ripercorrere le fasi salienti della carriera di un musicista e cantante a cui non sempre le ciambelle sono uscite col buco, ma la mano che ha fatto l’impasto è sempre stata facilmente riconoscibile, e nei momenti buoni ha dato grande soddisfazione ed emozione.
10 – THE CUSP & THE WANE
2013, da “Back Into The Woods”
Come detto, questo è il disco della rinascita della personalità di Ed, che, dopo tre album formalmente impeccabili ma di scarso valore dal punto di vista emozionale e creativo, registra tutto in un giorno al pianoforte e ritrova entrambi i pregi di cui sopra. è importante premiare la canzone di apertura, perchè è quella che mette subito l’ascoltatore nell’umore giusto per l’ascolto dell’intero, grazie al riuscito incontro tra ariosità e vitalità .
9 – SOMETHING IN MY EYE
2001, da “Here Be Monsters”
La capacità da parte di Ed di piazzare nei dischi canzoni di apertura perfette per far sì che l’ascoltatore si metta comodo e apra la propria mente e il proprio cuore all’ascolto ricorre in diversi momenti della sua carriera, e il suo disco ancora oggi più celebrato non fa eccezione, con un brano che permette a chi ascolta di familiarizzare in un attimo con lo stile dell’artista e con le sue peculiarità vocali, melodiche, di arrangiamento. Per la riuscita di un album, è importante anche questo.
8 – THE BIRDS WILL SING FOR US
2003, da “From Every Sphere”
Forse avrei potuto premiare qualche altra canzone da questo disco, che ne rappresentasse meglio gli intrecci sonori e armonici, ma in realtà trovo che il giro di pianoforte e la linea di chitarra slide che accompagnano questa stupenda melodia vocale compongano un insieme irresistibile. E quando Ed ci canta che “the birdswillsing for us, and we’llall die in the end“, l’agrodolce che caratterizza il suo animo è espresso con semplicità ma anche come meglio non si potrebbe.
7 – APPLE OF MY EYE
2000, da “Maplewood EP”
“Era meglio il primo EP!” è un’affermazione che va sempre di moda, ma in certi casi, seppur esagerata, è utile per far capire come un progetto musicale sia iniziato col piede giusto. Queste sei canzoni hanno diverse frecce al proprio arco: varietà , ispirazione melodica, e un modo di suonare grezze che in realtà mette in mostra una meravigliosa genuinità . Questa è una delle due canzoni poi riprese nel disco di debutto in versione più ricca e curata, ma in verità la versione dell’EP si lascia preferire grazie a un’autenticità di fondo innegabile e coinvolgente.
6 – ALL OF YOUR DAYS WILL BE BLESSED
2003, da “From Every Sphere”
Un’esplosione di colori, suoni, armonie, positività che non fa prigionieri. Tutto è immediatissimo e raffinato al tempo stesso, e ogni singolo dettaglio è curatissimo e mai fine a se stesso, ma sempre al servizio della canzone. Difficile che Ed sia così ottimista, ma qui questa sensazione è contagiosa al limite del totalizzante.
5 – DIONYSUS
2016, da “Furnaces”
Il lato epico che ha sempre caratterizzato lo stile di Ed viene qui corroborato dal massimalismo di questo disco, per un risultato che dapprima fa trattenere il fiato, poi travolge come un torrente in piena, poi di colpo si fa introspettivo ed è in grado di commuovere. Canzone imperiosa se ce n’è una nel repertorio dell’autore, che gioca al meglio con le armoniche dissonanze che rendono tutto l’album così bello.
4 – WANDERING EYE
2013, da “Back Into The Woods”
Una melodia di altissima qualità , cantata con un’espressività fuori dal comune e accompagnata al pianoforte in un modo lineare ma non scontato e che valorizza appieno i due citati punti di forza, assieme all’ottima digressione corale che arriva al momento giusto nello sviluppo del brano. Una fantastica dimostrazione di classe, cuore e talento, che emoziona e trascina a ogni ascolto.
3 – BENEATH THE HEART OF DARKNESS
2001, da “Here Be Monsters”
Sette minuti e venti secondi di atmosfere avvolgenti e raffinate, sia nella parte più prettamente melodicache in quella più legata alle suggestioni sonore. Non un secondo fuori posto, non un attimo in cui non ci si senta trasportati in un mondo che solo Ed è in grado di creare, in cui davvero sembra di essere sotto al cuore del buio. L’idea che si tratti di un brano contenuto in un disco di debutto fa quasi paura, vista l’incredibile perizia con cui la canzone è costruita e l’impatto emozionale di cui gode.
2 – LOUP GAROU
2016, da “Furnaces”
Un riff di chitarra tanto limpido quanto secco e deciso si lascia agganciare da una ritmica vivace e poi lascia campo alla voce, e da lì è tutto un rincorrersi tra diversi elementi, con momenti di pienezza sonora che si alternano ad altri molto più scarni, l’adrenalina che si dà il cambio con la contemplazione e un ritornello che si pianta in testa al primo ascolto per non andarsene più. Un pezzone che mette in mostra fantasia, compattezza e mancanza di compromessi.
1 – GOD PROTECT YOUR SOUL
2001, da “Here Be Monsters”
Canzone costruita mirabilmente dall’inizio alla fine, con un ottimo uso del pianoforte che va ad arricchire il groove ritmico e della chitarra che dà colore e profondità . La melodia è poi di prim’ordine e il timbro vocale dà al tutto la necessaria concretezza. Un autentico capolavoro, che raggiunge vette siderali quando Ed si chiede e ci chiede “I need to build a wallaround me, but I want to smile with everybody, would you say that is possessive of me?“. Poesia totale.
Credit Foto: Steve Gullick