Fine estate, tempo di bilanci e di gara tra immancabili tormentoni che ancora risuonano dai finestrini delle auto in corsa. Il momento giusto per recuperare qualche disco che si è un po’ perso tra le onde del mare musicale come il terzo lavoro di Jeremy Tuplin. Inglese del Somerset trapiantato a Londra da tempo, si è fatto notare con due eleganti album come l’esordio “I Dreamt I Was An Astronaut” del 2017 e “Pink Mirror” uscito lo scorso anno.
Sono stati spesi aggettivi importanti per descrivere lo stile di Tuplin, paragonato in passato a Father John Misty e Tindersticks fino ad arrivare a un pesante confronto con Bill Callahan e Tim Buckley. L’arrivo del produttore Mark Estall e il supporto di un nutrito gruppo di musicisti, oggi riuniti sotto il nome di The Ultimate Power Assembly, hanno trasformato il Tuplin cantautore nel musicista che incontriamo in questi dodici brani.
“Violet Waves” è stato registrato tra Italia, Inghilterra e Germania durante e dopo l’ultimo tour europeo ed è una decisa virata in morbidi territori tra folk e psichedelia, con testi ironici e scanzonati che tratteggiano personaggi curiosi come rockstar sopravvissute agli eccessi (“Back From The Dead”) e romantici appena fuori stagione (“Break Your Heart Again”, “Space Magic”).
Momenti retrò (la delicata e brillante “Sally’s In A Coma”, “She Speaks To Me”) si alternano ad altri più intensi (“The Inuit”, il crescendo di “Swimming”) e grintosi (“Killer Killer”, “Cool Design”, “When I Die etc.”) con grossa attenzione alle melodie in un disco ben arrangiato, adatto a chi è stanco dei gusti radiofonici e ha voglia di scavare un filo più a fondo.