Riecco Colter Wall, due anni dopo il secondo album in studio, quel “Songs of The Plain” che aveva inquadrato il cantautore canadese come una delle realtà più interessanti del country canadese e non solo.
Torna, chitarra in braccio e con la sua voce baritonale, sporca e grintosa, affidandosi a 10 brani che soffiano nel vento del bluegrass e dell’americana stampo western, bagnati di armonica, resofoniche e pedal steel, ed intrisi di parole che raccontano storie da musico di tempi andati, tra mandriani da ranch e odore del legno dei saloon, bottiglie di wiskey e cavalli selvaggi da domare.
Pezzi autentici per scenari altrettanto vividi, come vere sono le ambientazioni acustiche che emergono da “Henry and Sam” e “Talkin’ Prairie Boy”, da “High and Mighty” (a firma Lewis Martin Pederson III) o ancora da “Rocky Mountain Rangers” col suo toe-tapping.
Ci sono poi capisaldi della tradizione popolare come “Diamond Joe” e “I Ride an Old Plaint” (già fatta propria dal grande Johnny Cash), “Cowpoke” di Stan Jones, la carambolante “Big Iron” di Marty Robbins, rivisti dal cantore-cowboy Wall, che ci porta così nel suo mondo, lontano miglia e decenni dalle dinamiche dei giorni nostri. E deviazioni dal milieu western non sono ammesse.
Con in giro gente come Colter Wall, Orville Peck, Kacey Musgraves e Tyler Childers, ognuno con le proprie caratteristiche, il country nordamericano può vantare un invidiabile stato di salute ed ottime prospettive future.