King Buzzo si prende una piccola pausa dal sound ruvido cui ci ha abituato in quasi quattro decenni di attività e, a sei anni di distanza dall’esordio solista, torna a imbracciare la chitarra acustica. Con le nove tracce che compongono il nuovo “Gift Of Sacrifice”, il leggendario frontman dei Melvins sembra voler scavare nel profondo dell’anima sua e dei suoi ascoltatori.
Un ambiente musicale intimo, caratterizzato da toni cupi e arrangiamenti assai scarni, fa da perfetta cornice a un Roger “‘Buzz’ Osborne in versione chansonnier sui generis. Il nostro, infatti, anche in ambito unplugged non è tipo da finezze. Non tanto per la voce che, come dimostrato nell’intensa e sofferta “Housing, Luxury, Energy”, riesce a essere potente e al tempo stesso delicata; quanto per la mano veramente molto pesante con cui “accarezza” le sei corde del suo strumento.
Il vigore della plettrata e le accordature ribassate sono però i motivi principali per cui questo “Gift Of Sacrifice” risulta essere un ascolto interessante e assolutamente consigliato. Nonostante la totale assenza delle chitarre elettriche e della batteria del compare Dale Crover, King Buzzo riesce comunque a suonare heavy. Lo fa tuttavia in maniera diversa, privilegiando le atmosfere e servendosi del prezioso contributo di un prestigiosissimo compagno di viaggio, ovvero Trevor Dunn.
Il bassista e contrabbassista dei Mr. Bungle, collaboratore storico di John Zorn e in passato membro degli stessi Melvins, dona un tocco di grazia alle austere composizioni del riccioluto amico del fu Kurt Cobain. Il suo è un lavoro di rifinitura, caratterizzato da timidi accenti ritmici, corpose linee di accompagnamento e persino inserti classicheggianti.
Quando tra le mani di Dunn compare l’archetto il mood si fa quasi mistico, a metà strada tra stoner e psichedelia. L’intesa tra i due è totale e si avverte anche nei momenti meno emozionanti dell’opera – più leggeri per così dire, ma non per questo da scartare. Prendiamo a esempio “Mock She”, una cover sotto mentite spoglie: King Buzzo rende omaggio ai suoi adorati KISS regalandoci una rilettura di “Shock Me” tanto disadorna quanto “colta”, in quanto arricchita dall’ottimo walking bass di Trevor Dunn. Un mix tra semplicità e maestria che rappresenta in maniera perfetta un grande, piccolo disco.
Credit Foto: Mackie Osborne