Dopo una seconda stagione davvero disastrosa, ossia un mal recitato intreccio di copulazioni più o meno scandalose e segreti improbabili, se ho guardato la terza stagione di “Baby” è stato per due semplici motivi. E’ l’ultima, quindi si trattava di resistere ad altre sei brevi puntate di cagnara, e perchè ogni tanto abbeverarsi di un po’ di sano trash non può far che bene.
Dopo cotanto disastro, nella sua ordinarietà “Baby 3” riesce addirittura a sorprendere e in parte, un pochino perlomeno, a riscattarsi. Con le fisiologiche forzature di un prodotto del genere, ogni sotto-trama, ogni relazione e ogni arco arrativo vengono chiusi più o meno coerentemente e il sensazionalismo a tutti i costi della seconda, infame, stagione viene sacrificato a favore di una narrazione più emozionale.
Trova finalmente spazio anche l’approfondimento di quello che è l’humus della vicenda delle baby-prostitute dei Parioli, sostrato sociale stratificato e ingannevole, finalmente scandagliato con un qualche afflato indagatore invece che con la mano di un regista di “Beautiful”.