1977, anno zero del nuovo  rock, i  Bauhaus 1919  prendono forma e iniziano a creare la loro arte in musica.

Il grande Ivo Watts-Russell non se li lascia scappare, e così il disco d’esordio del 1980 “In The Flat Field” diventa il primo album edito dalla prestigiosa etichetta 4AD.
Il quartetto britannico elide la data, ma mantiene la parola:  Bauhaus, in onore e come dichiarazione di ispirazione artistica e intellettuale all’omonima corrente culturale avanguardistica tedesca di inizio “‘900.

I  Bauhaus  si vanno a posizionare nel filone del  dark  avendo come matrice il primo  post punk  e inaugurando essi stessi una certa new wave  decadente.
Spina dorsale della band  è il  frontman  Peter Murphy, istrione dalle spiccate doti comunicative e dal carisma magnetico. A differenza dei colleghi del panorama dark  come Robert Smith  o  Ian Curtis,  Peter Murphy  risulta estroverso ed energico, con un pizzico di effetto  glam  alla David Bowie  e una velata aria teatrale, la quale rende ancora più stranianti, sinistri e disturbanti le proprie liriche.

Il disco d’esordio del 1980 “In The Flat Field” incontra una risposta da parte della critica decisamente eterogenea nei pareri, tra negatività  ed elogi, mentre il pubblico sembra subito fidelizzarsi e innamorarsi delle atmosfere dark  macchiate di decadentismo culturale e horror distinto.

“In The Flat Field” si apre con la spettacolare e identificativa “Double Dare” che introduce splendidamente e in medias res  nel mondo dei  Bauhaus. Il disco poi procede con splendidi brani gotici che tendono a volte verso il  glam  (“God In An Alcove”), a volte si induriscono verso un  punk  tagliente (“Dive”), altre ancora spiazzano l’ascoltatore avvolgendolo in ballate orrorifiche come “Spy In The Cab” o verso la sperimentazione delirante e agghiacciante tipica della band  come in “St. Vitus Dance”.

Le batterie sono tempestose, i bassi roboanti e le chitarre taglienti. La voce forte e profonda di  Peter Murphy  si snoda su questo tappeto musicale in maniera sempre nuova e inaspettata, districandosi tra calde vocali, strozzate consonanti e urla ancestrali. Evidenti le influenze di due giganti come Jim Morrison  nelle arie recitate e di  Iggy Pop  nella furia bestiale e selvaggia. A sua volta Peter Murphy  influenzerà  molti cantanti successivi, due su tutti, a mio avviso,  Marylin Manson  e Brian Molko.

Il  ghotic rock  viene ufficialmente inaugurato da questo disco e alcuni brani spopoleranno nelle discoteche dark  inglesi degli anni ’80.
“In The Flat Field” è un’opera di rarissima qualità  e importanza nel panorama musicale moderno, una pietra preziosa, di assoluto valore, da conservare, preservare e assaporare per sempre.

Grazie Peter, vampiro, cantore demoniaco dal cuore tenero che con la tua meravigliosa mise en scene  hai saputo intrattenerci e farci pensare.

Continua a illuminarci il sentiero con l’imperitura luce della tua fioca lanterna nelle tenebre.

Data di pubblicazione: 3 Novembre 1980
Durata: 38:44
Tracce: 9
Etichetta: 4AD
Produttore: Bauhaus

Tracklist:
1. Double Dare
2. In The Flat Field
3. God In An Alcove
4. Dive
5. Spy In The Cab
6. Small Talk Stinks
7. St. Vitus Dance
8. Stigmata Martyr
9. Nerves