La realizzazione di “The Man Who Sold the World” è un passo importante nella carriera di David Bowie per diversi motivi.

L’artista veniva dall’album “Space Oddity” che era stato un fiasco inaspettato, visto il successo dell’ omonimo singolo che aveva scalato le classifiche, e Bowie rischiava di essere una delle tante meteore che limitavano il loro successo ad un singolo pezzo.

Diciamolo subito anche “The Man Who Sold the World” ebbe uno scarso successo, non ebbe nemmeno un singolo che facesse da traino, ma rispetto al precedente aveva una solidità  tale da poter essere considerato la base di partenza dei futuri successi di Bowie. Per quanto alla sua uscita passò praticamente inosservato fu recuperato successivamente, quando Bowie diventò una star, diventando un album amato e di riferimento per molti artisti, come Gaz Coombes e Kurt Cobain per citarne qualcuno.

Altro aspetto fondamentale è che in questo album entra in scena il grande e indimenticabile Mick Ronson che avrà  grande peso nella vita artistica del duca bianco.

Insieme a Tony Visconti e Angela Barnett, sua prima moglie e madre del primogenito di Bowie, (oggi affermato regista, tra le sue opere ottimi film come “Moon” del 2009 e “Source Code” del 2011),   si   era creato l’insieme perfetto per portare Bowie verso la realizzazione delle sue idee.

Su tutti sarà  però Mick Ronson a ricoprire il ruolo più importante, non solo per la sua indiscussa capacità  tecnica da chitarrista rock, ma anche per la sua qualità  di musicista tutto tondo, in grado di suonare molti strumenti e capace di realizzare ottimi arrangiamenti.

Mick Ronson non era il chitarrista che si era ritrovato in mano una chitarra da ragazzo e si era scoperto un talento, in realtà  lui veniva da studi classici prima al pianoforte, poi al violino e al flauto dolce, finendo con il padroneggiare molti strumenti e indirizzare la costruzione musicale in generale: era molto di più di un semplice chitarrista.

Ronson faceva parte di una band, i Rats, che non riuscivano a sfondare. Quando conobbe Bowie aveva una mezza intenzione di abbandonare la musica e dedicarsi ad altro, ma l’incontro con David cambiò tutto e nacquero gli Hype,  che già  nel febbraio del 1970, con stravaganti vestiti creati da Angela Barnett e Liz Hartley, fidanzata di Tony Visconti, ponevano le basi per quello che sarebbe diventato il glam rock.

Le registrazione dell’album iniziarono più o meno nello stesso periodo e dopo poco fu deciso di cambiare anche il batterista John Cambridge con il batterista dei Rats, Mick Woodmansey, tecnicamente molto più valido del precedente.

Se musicalmente “The Man Who Sold the World” rappresenta l’inizio del nuovo Bowie, nei testi ritroviamo tutta la pesantezza del periodo che viveva David.

La malattia del fratellastro, che lo vedeva frequentemente ricoverato in una clinica psichiatrica, instillava in Bowie l’inquietudine che quella tara di pazzia, che incombeva sulla sua famiglia e che aveva colpito anche la madre, potesse colpire anche lui.

Bowie amava suo fratello e la sua condizione, oltre a preoccuparlo, lo spingeva verso pensieri oscuri, alimentati anche dal suo allontanamento dalle ideologie hippie e la sua fascinazione per il pensiero del filosofo Friedrich Nietzsche, del quale amava le idee ma anche lui era sprofondato nella pazzia.

Questi temi li affronta nelle canzoni dell’album. Il lungo brano di apertura “The Width of a Circle” è la narrazione del cambiamento e della disillusione che lo ha spinto ad allontanarsi dal movimento hippie e dal buddismo che tanto lo aveva affascinato e coinvolto negli anni precedenti, mentre la bellissima “All the Madmen” è chiaramente scritta per suo fratello. Su questo brano è il caso di scrivere qualcosa perchè rappresenta un momento importante della vita di Bowie: suo fratello Terry Burns, che ogni tanto usciva dalla clinica, passava il suo tempo con lui, alternando momenti di lucidità  a momenti di confusione; questa situazione turbava Bowie tormentato dall’amore verso il fratellastro ma, come dicevamo,   dalla paura di fare la stessa fine.

Musicalmente è una convincente ballata con un testo bellissimo, “Day after day They send my friends away To mansions cold and grey To the far side of town Where the thin men stalk the streets While the sane stay underground…” canta il genio guardando tutto dalla parte del malato che dalla sua zona sicura deve poi confrontarsi con il mondo, “…Giorno dopo giorno Mandano via i miei amici  Alle dimore fredde e grigie..” e concludendo con parole in francese senza significato, “ …. Zane, zane, zane Ouvre le chien..” a indicare lo sprofondare verso la pazzia, senza alcun dubbio uno dei capolavori di Bowie.

“Black Country Rock” prosegue il tema di “All the Madmen” e in un certo senso è il suo contrario, nella visita alla roccia nera, metafora del manicomio, trovi la confusione e sei tu il diverso…la parola di addio finale in francese è la bella fine di un testo che a Bowie venne immediato e naturale.

La title track “The Man Who Sold the World” è il brano più famoso e conosciuto, riportata in auge nel 1993 dai Nirvana durante lo show Unplugged di MTV, in realtà  fino al quel momento abbastanza ignorata e raramente eseguita live.

Il tema di   The Man Who Sold the World” è l’incontro con se stesso in un dualismo schizofrenico tra chi si è e chi si vorrebbe essere, con la voglia di trovare il successo ma .allo stesso tempo. con la paura di perdere il controllo, “…I never lost control..” cantò Kurt Cobain con la drammatica intensità  e con l’amara consapevolezza di chi il controllo su se stesso lo aveva ormai perso da tempo.

Le ultime considerazioni le spendo per “The Supermen” per i chiari riferimenti alla filosofia di Nietzsche, o perlomeno a come la percepiva Bowie in quel periodo, e ai miti di Atlantide, temi che comunque affronterà  anche in futuro.

“The Man Who Sold the World” è un album spesso sottovalutato ma che ricopre un momento cruciale per la storia futura dell’immenso David Bowie.

Data di pubblicazione: 4 novembre 1970
Durata: 40:37
Tracce: 9

Genere: Glam rock Rock psichedelico
Etichetta:  Warner Bros
Produttore:  Don Gilmore
Registrazione:  NRG Recording Studios, North Hollywood, California
Genere: Glam rock Rock psichedelico
Etichetta: Mercury Records
Produttore: Tony Visconti
Arrangiamenti: David Bowie, Mick Ronson
Registrazione: Trident Studios, Londra, aprile 1970 – Advision Studios, Londra, maggio 1970

Track list
Lato A
The Width of a Circle ““ 8:05
All the Madmen ““ 5:38
Black Country Rock ““ 3:32
After All ““ 3:51
Lato B
Running Gun Blues ““ 3:11
Saviour Machine ““ 4:25
She Shook Me Cold ““ 4:13
The Man Who Sold the World ““ 3:55
The Supermen ““ 3:38