Come premessa alla recensione dell’ album vi narro un breve antefatto.
Decido di recarmi alla presentazione del nuovo libro di Gianni Della Cioppa “Hard Rock ““ L’età del Bronzo- 100 miglior dischi 1980.2015”, che viene accompagnata da una selezione di cover eseguite dal vivo per voce e chitarra .
Rimango letteralmente folgorato sia dalla perizia tecnica che dalla passionalità interpretativa del musicista, che correda l’appena concluso meeting con una performance “da urlo“.
Il pensiero istantaneo che scorre nella mia mente è duplice ovvero come non sia necessario partecipare ad un celebre evento mediatico per assistere ad una grande interpretazione e come sia necessario che carpisca informazioni sull’identità del musicista di cui ho appena appurato l’esistenza.
Nulla di più semplice, colui è Massimo Piubelli, che scopro essere il frontman di ben due band, i Methodica ed i Røsenkreà¼tz, questi ultimi oggetto della presente recensione, in quanto nel 2020 ornati con il nuovo “Divide et Impera”, a seguire il debutto “Back to the Stars” di ben sei anni fa.
Per rimanere in tema di connessioni, non posso esimermi dal citare quale componente del gruppo il tal Fabio Serra, che i più attenti ascoltatori e musicisti ricordano per le rinomate abilità di tecnico del suono in molto produzioni di area prog e non solo.
Tornando ai Røsenkreà¼tz, già il debutto li annoverava tra le maggiori sorprese in ambito prog, con ventagliate di modernissimo rock, ma “Divide et Impera” conferma, anzi rafforza, le ottime intuizioni dell’esordio e se vogliamo “dirla tutta” si ascolta tutto d’un fiato, non avendo al suo arco nemmeno un episodio debole o trascurabile.
Ci ritroviamo nel territorio caro sia agli amanti del prog più classico così come a quelli della scuola del new prog anni ottanta , ma queste etichette lasciano il tempo che trovano, dato che, nonostante in certi periodi sia stato lontano dalla ribalta delle scene , un certo modo di concepire i brani in realtà non è mai venuto a mancare.
Il respiro dell’album è di caratura internazionale, con una produzione eccelsa che allontana la polvere del mero revival; a mio modesto parere tale lavoro è il fiore all’occhiello dell’etichetta discografica veronese Andromeda Relics, insieme agli album dei Logos (non me ne vogliano gli amanti delle derive più metal del prog).