Nell’anno che diede il titolo a uno dei loro brani più celebri ““ “2020”, da “Images du Futur” ““ i Suuns tornano a farsi vivi con un EP di sei tracce intitolato “FICTION”. Stando alla press release che ne accompagna l’uscita si tratta di una piccola anticipazione del nuovo full length, che dovrebbe essere pubblicato nell’arco dei prossimi dodici mesi.
Uno stuzzichino di appena venti minuti che, c’è da scommetterci, farà venire l’acquolina alla bocca ai fan più sfegatati del quartetto canadese. In realtà ““ e parlo da semplice estimatore ““ siamo al cospetto di un’intrigante curiosità che non aggiunge poi moltissimo alla storia dei Suuns.
Con lo sguardo come sempre rivolto verso il futuro, la band di Montreal confeziona un dischetto in cui i linguaggi tradizionali della musica rock vengono scomposti, manipolati e infine ricuciti in un patchwork sonoro dalla trama fittissima. L’ascolto è complesso, per non dire cervellotico, ma il fascino è innegabile.
I Suuns hanno uno stile personalissimo e “FICTION”, pur essendo solo un extended play, risulta stimolante dall’inizio alla fine. Oltre a questo, lascia presagire alcune possibili evoluzioni nel sound dei nostri. Le sfumature drone di “LOOK” e “DEATH” (alla voce c’è Amber Webber dei Lightning Dust), tanto per fare un esempio, potrebbero far pensare a nuovi esperimenti sul versante noise. Nella strumentale e orientaleggiante “BREATHE” si rinnova la fortunata collaborazione con Radwan Ghazi Moumneh (Jerusalem In My Heart), che presta le corde del suo buzuq.
Con il post-punk elettronico di “PRAY” e “FICTION” torniamo a sonorità leggermente più congeniali ai gusti di noi occidentali, anche se resta vivo quel gusto per i ritmi ipnotici tipici di certa musica etnica. Non sorprende, infine, la scelta di includere un rifacimento stralunato e alienante di “Trouble Every Day” di Frank Zappa: tra innovatori c’è sempre un grosso feeling.