Sappiamo bene quanto siano prolifici i King Gizzard And The Lizard Wizard, arrivati con questo “K.G.” al loro sedicesimo LP (il primo, “12 Bar Bruise”, era uscito nel settembre 2012): per non smentirsi, in contemporanea a questo nuovo lavoro, la folle band psych-rock di Melbourne ha realizzato anche un live album, “Live In San Francisco “’16” ““ a cui si aggiungono altri cinque dischi live e una doppia compilation di demo, realizzati nei mesi scorsi, mentre almeno altri tre album sono già previsti per il 2021.
Come già nel loro LP del 2017 “Flying Microtonal Banana” gli australiani usano qui accordi microtonali, una musica che utilizza una scala differente rispetto a quella contemporanea occidentale.
Nonostante la dipartita del loro batterista e manager Eric Moore, che ha deciso di concentrare i suoi sforzi esclusivamente sulla Flightless Records, i King Gizzard sono riusciti a preparare un altro lavoro interessante.
Se “Automation” ci porta nel tipico mondo psych-rock del gruppo di Melbourne dai ritmi elevati e dai toni ipnotizzanti, non tutto il disco segue però questa vena.
“Straws In The Wind”, unico brano del disco che vede ai main vocals Ambrose Kenny-Smith invece che Stu Mackenzie, non nasconde le sue influenze orientali, muovendosi però verso territori psych-folk decisamente più leggeri rispetto a ciò che gli australiani ci hanno solitamente abituato.
In seguito “Ontology” sembra trasportarci nel centro di un’affollata città mediorientale con quel suo groove inarrestabile e quei suoi panorami sonori dal sapore cinematografico, mentre la successiva “Intrasport” con quei suoi synth dai ritmi esaltanti si sposta verso inaspettati lidi dance, che ci fanno muovere facilmente i piedi.
“The Hungry Wolf Of Fate” poi chiude il disco con atmosfere cupe e sinistre, recuperando quei pesanti ed esplosivi toni metal, già utilizzati nel recente “Infest The Rats’ Nest”, realizzato nell’agosto dello scorso anno.
Un album energico e decisamente variegato, questo “K.G.” mantiene freschi e vitali i suoni dei King Gizzard ed è un altro interessante tassello che si aggiunge alla loro già larga discografia: le loro esplorazioni, come già annunciato, non sono certo finite qui e sicuramente anche il prossimo anno avremo parecchio da raccontare su di loro.
Photos Credit: Jamie Wdziekonski