Nuovo disco per i Technoir, duo milanese d’adozione di forte impatto anche dal vivo, capace di regalare undici brani che fondono abilmente elettronica, soul, R&B al trip hop più acido e meno lineare. Siamo veramente noi a scegliere in un mondo dominato da algoritmi che influenzano gusti e passioni si chiedono Jennifer Villa e Alexandros Finizio prima di inoltrarsi in un presente distopico, che per loro stessa ammissione deve molto ad Alan Moore (il creatore di “Watchmen” e “V for Vendetta”).
Le fonti d’ispirazione dei Technoir sono ben chiare: Sampha e soprattutto Flying Lotus. Londra, Berlino e Los Angeles come punti cardinali di uno stile elegante e ricercato che sa anche essere giocoso e ritmato come in “Hayami / Bitter Awakening” con il featuring di Veezo ai sintetizzatori o ipnotico in “Haters Hate”, “Insomnia”, “The Beauty We’re Losing” senza dimenticare la melodia di “Il Male” e “Nomad”. Difficile avere un approccio e una mentalità alternativa in un paese come l’Italia, fin troppo ancorato alle etichette e a precisissime definizioni musicali che vanno decisamente strette a gruppi come loro.
Multiculturali e vivaci con il sogno di incidere un giorno per la Brainfeeder e il progetto concreto di trasferirsi in Germania o Inghilterra per crescere, trovare ulteriori stimoli e confrontarsi con realtà affini a livello sonoro e umano. Intanto resta quanto di buono si ascolta in “Never Trust The Algorithm” e nel precedente “NeMui – New Ecosystem Musically Improved”. Promesse mantenute per una band che sarà interessante seguire anche in futuro.
Credit foto: Giacomo Carlini