#10) AOIFE NESSA FRANCES
Land Of No Junction
[Basin Rock / Ba Da Bing!]
Ci sono dischi d’esordio che mettono quasi tutti d’accordo come quello dell’irlandese Aoife Nessa Frances. Nove brani nati in acustico e rielaborati con grazia e pazienza, che raccontano il mondo attraverso gli occhi di una donna e delle donne. Melodie semplici ed arrangiamenti ricercati, l’incertezza abbracciata come piccolo passo per arrivare a qualcosa di vero
#9) FONTAINES D.C.
A Hero’s Death
[Partisan]
Album numero due per i ragazzi di Dublino. I mesi spesi in tour hanno ampliato la visione musicale dei Fontaines D.C. ma il loro stile rimane legato all’incedere furioso di chitarre – basso – batteria che non lasciano scampo. Emerge un lato più melodico in brani come “You Said”, “Oh Such A Spring”, “Sunny” e “No”. Segno di una crescita veloce ma solidissima.
#8)MASCARA
Questo è un uomo, questo è un palazzo
[RC Waves / Artist First]
C’è ancora chi ha voglia di misurarsi con le sette note cercando di guardare alla tecnologia in modo creativo, come spunto non come condanna. E’ il caso dei MasCara che regalano un concept album di spessore, bilanciando musica e narrazione per creare un mondo multimediale che naviga tra i codici di “Matrix” e “Black Mirror”, anime e sci ““ fi senza rinunciare al lato umano
#7) TEHO TEARDO
Ellipses dans l’harmonie
[Specula]
Il Maestro Teho Teardo parte dall’ “Encyclopèdie” di Diderot e d’Alembert e conduce l’ascoltatore in un viaggio intenso, spettrale rielaborando schemi e armonie con l’aiuto di sintetizzatori, field recordings e parti orchestrali. Razionalità e emozione si rincorrono in quarantadue minuti di poesia illuminista che provano a indicare la strada anche in questo secolo
#6) PAOLO BENVEGNU’
Dell’Odio e Dell’Innocenza
[Blackcandy]
Conforta la voce di Paolo Benvegnù, forse più del solito negli strani tempi che stiamo vivendo. “Dell’odio e dell’innocenza” è un disco rabbioso e introspettivo. Ragiona molto Benvegnù e lo fa con la forza intensa e pazza delle parole, la lucidità dei concetti e delle opinioni. “La nostra vita innocente” e i quattro “Infinito” (alessandrofiori compreso) sono la sua cura
#5) BEN WATT
Storm Damage
[Unmade Road / Caroline International]
Ben Watt chiude la trilogia iniziata nel 2014 con “Hendra” proseguita due anni dopo con “Fever Dream”. Lo fa maestosamente in dieci brani che sono un bilancio sofferto ma positivo di vita vissuta in bilico tra jazz, elettronica e emozioni. Un disco elegante, commovente, capace di dare soddisfazioni enormi
#4) FIONA APPLE
Fetch The Bolt Cutters
[Epic]
L’attesa è stata lunga ma ripagata da un album ricchissimo di spunti, vibrazioni e sentimenti. Tredici brani casalinghi, voce spesso roca e rabbiosa. L’amato pianoforte, chitarre, percussioni, un flusso musicale continuo e travolgente, grintoso e viscerale. Fiona Apple come Nina Simone, un’artista che fa esattamente ciò che vuole per sua e nostra fortuna
#3) A.A. WILLIAMS
Forever Blue
[Bella Union]
Il nome Bella Union è una garanzia e fa piacere vederlo stampato sull’esordio di A.A. Williams. Atmosfere eleganti mutuate dal post rock e dalla parte meno aggressiva del metal in chiave sia acustica che sinfonica, arrangiamenti sofisticati e una voce meravigliosamente calda, fragile e sicura di se allo stesso tempo caratterizzano otto brani che colgono l’attimo fuggente
#2) MARCO PARENTE
Life
[Blackcandy]
Marco Parente torna al formato disco e a una forma canzone che forse non aveva mai abbandonato veramente in un album che si muove sinuoso tra avventure molecolari e armonie di sirene. Saremo anche la specie più irrisolta dopo gli alieni ma “LIFE” non fa sentire mai soli
#1) AGNES OBEL
Myopia
[Deutsche Grammophon]
Quattro anni dopo “Citizen Of Glass” torna la voce eterea di Agnes Obel e non delude. “Myopia” è un disco più sobrio, quasi austero. Piano e voce con qualche inserto di elettronica e non occorre altro alla Obel per stregare il suo pubblico, costruendo brani di vera filigrana musicale. Delicata e toccante comme d’habitude