Un progetto come quello di Ugo Fagioli, che unisce narrazione sonora cantautorale a quella visiva della webserie (forse un filo retrò, guardando alla YouTube di Freaks! e Lost in Google, ma quella è un’altra storia), parte con tutti i presupposti per smuovere qualcosa e presentare una visione diversa della classica uscita discografica.
L’intuizione di dedicarlo al tema dell’amore, in un prendi-lascia costante, ben si inserisce in quel panorama indietriste che tanto ha fatto breccia nel cuore del mainstream italiano; nulla di polemico, anzi, dare una visione cinematografica di un’esperienza vissuta è quasi catartico. Ogni episodio il suo colore, ogni episodio la sua musica, ora più vicina al cantautorato di Motta (“Solitario” e “Se la felicità “), ora più blues (“La fine di tutto”).
Partono bene le prime “puntate”, che dinamicamente intrecciano bene le canzoni a ciò che mostra lo schermo, tuttavia da metà in poi iniziano a distaccarsi i due mondi, mentre uno rallentava sempre di più, l’altro si accendeva: i brani si fanno ripetitivi e la storia scorre in slow motion; dinamica comprensibile qualora fosse frutto di una scelta ponderata, voluta, per mostrare la contraddizione nella trama e nei due protagonisti, ma anche in quel caso traspare, probabilmente, la poca malizia di Ugo Fagioli. “Respira” è l’esordio del cantautore di Cesena e per questo non ci si può aspettare una maturità pronunciata nel saper gestire empaticamente musica e cinema, altrimenti sarebbe stato un compositore di colonne sonore; il rischio, se proprio si vuol trovare una pecca, è forse quello di aver avuto troppa ambizione, ma nella vita a volte bisogna rischiare, sennò si rimane dentro alla bolla per cantare a se stessi.