#10) WESTERMAN
Your Hero Is Not Dead
[Play It Again Sam/Partisan – 2020]
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Disco prezioso caratterizzato da sperimentazioni intense che cavalcano riff di chitarre dream e incandescenti sintetizzatori sorretti dalla voce malinconica e accorata di Will Westerman. L’artista londinese ci regala davvero un gran disco dove ogni traccia riesce a coinvolgere e attrarre con un elettropop che attraversa sonorità world music insieme a note anni ottanta.
#9) AGNES OBEL
Myopia
[Deutsche Grammophon – 2020]
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Il quarto album della danese Agnes Obel potrebbe essere riassunto in una sola frase, in realtà , e lasciare che la sua arte faccia il resto: straordinario. Dieci tracce di una bellezza superiore, irraggiungibile quasi, dove la tensione emotiva si dipana tra perfetti arrangiamenti scritti, prodotti, registrati e mixati dalla Obel nel suo studio/laboratorio berlinese. Una piccola opera d’arte tra note di pianoforte malinconiche, ed a volte tenebrose, e la magnetica ed ipnotica voce di Agnes, capace di fermare il tempo.
#8) BADLY DRAWN BOY
Banana Skin Shoes
[One Last Fruit/Awal Recordings – 2020]
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Badly Drawn Boy torna, con il suo immancabile cappellino, con questo “Banana Skin Shoes”, nono album in studio che giunge a distanza di ben dieci anni da “It’s What I’m Thinking Pt.1 ““ Photographing Snowflakes” e che vede l’artista del Lancashire in pieno stato di grazia, ispiratissimo e concreto, che ripropone nel disco le sonorità a lui tanto care che spaziano nel folk, country, pop, indie-rock ed elettronica. Skippando tra i quattordici brani si verrà catapultati in variopinti generi che il buon Damon Gough vi proporrà con la consueta leggerezza e freschezza facendosi così perdonare questi anni di assenza.
#7)BAMBARA
Stray
[Wharf Cat Records – 2020]
I newyorkesi Bambara giungono, con questo “Stray”, al loro quinto lavoro in studio riproponendo con efficacia quel noise-rock a tinte post-punk eighties marchio di fabbrica del trio di Brooklyn composto dai gemelli Reid Bateh (voce, chitarra) e Blaze Bateh (batteria, voce) e da William Brookshire (basso, voce). Dieci tracce inquietanti e nebbiose dove la voce baritonale di Reid contribuisce ad accentuare quel senso oscurità che permea le pareti del disco sorretto da ballate dark ed episodi intrisi di gothic rock, tra corposi giri di basso, pelli penetranti e potenti riverberi delle sei corde. Disco incredibile.
#6) MARK LANEGAN
Straight Songs Of Sorrow
[Heavenly – 2020]
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Probabilmente l’ultimo sopravvissuto all’era grunge della scena rock di Seattle degli anni ’90 è tornato e lo ha fatto alla sua maniera, scegliendo di raccontare la sua vita con questo “Straight Songs Of Sorrow”, che altro non è che la trasposizione in versi e musica delle parole contenute nella sua autobiografia “Sing Backwards And Weep”, ovvero la genesi della creazione artistica di Lanegan tra la perdizione e la successiva e conquistata salvezza. Album ricco di ospiti che contiene sia le recenti derive elettroniche adottate da Mark che quelle blues macchiate di folk tra sonorità cupe ma anche speranzose. Gran disco!
#5) Sà’REN LORENSEN
Lake Constance
[Okey-Donkey – 2020]
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Altro gradito ritorno per Matt Hales degli Aqualung che realizza questa spettacolare opera d’arte tra il Regno Unito e Copenaghen insieme a maestro Davide Rossi. Quaranta minuti di avvolgente sound elettronico unito all’incorporee note di violino che si attanagliano alle intensissime dieci tracce. “Lake Constance” è un disco che si avvertiva il bisogno di ascoltare, un album che lascia il segno nel cuore. Un viaggio lungo le incantevoli composizioni ideate da Matt Hales e adornate dagli archi di un maestro come il nostro Davide Rossi.
#4)IRESS
Flaw
[Partisan Records – 2020]
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I californiani Iress propongono il loro sophomore, “Flaw”, in chiave doomgaze caratterizzato, quindi, da una atmosfera pesante, lenta, cupa ma allo stesso tempo inebriante e confortante che fa immergere l’ascoltatore molto gradualmente nel plumbeo mood dell’intero album. I potenti riverberi sono accompagnati dalla poderosa voce della frontwoman Michelle Malley, davvero impressionante.
#3)IST IST
Architecture
[Kind Violence Records – 2020]
Sul gradino più basso del podio si colloca quest’opera post-punk che piacerà di sicuro ai fan dei Joy Division per la sua incredibile similitudine con la band macuniana. I ragazzi britannici, sorretti dalla voce baritonale d’ordinanza del frontman Adam Houghton (che si compone inoltre da Mat Peters alla chitarra, Andy Keating al basso e Joel Kay alla batteria), fanno sfoggio delle loro abilità nel far incontrare riff minacciosi di chitarra con la giusta dose di synth per questo esordio che non ho timore a definirlo uno dei migliori degli ultimi anni. Impossibile non essere ammaliati da brani come “Silence” di Joy Divison memoria, “Black” e “Under Your Skin” che ricorda i White Lies. Come si dice, provare per credere! Ancora un album necessario.
#2) OCTOBER DRIFT
Forever Whatever
[Physical Education Recordings – 2020]
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Il loro singolo “Naked”, riproposto anche in versione acustica nel recente ep di novembre, è quello che più ho ascoltato in questo 2020 secondo il mio profilo Spotify. Un brano spettacolare! Dopo essersi fatti le ossa in tour con gli Editors, i britannici October Drift hanno sfornato questa perla, un disco che attraversa territori shoegaze e indie-rock per dieci brani intensi ma anche freschi e moderni che avrete difficoltà a togliere dal lettore.
#1)GORILLAZ
Song Machine, Season One: Strange Timez
[Parlophone – 2020]
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Gradino più alto del podio quest’anno senza sorprese, per quanto mi riguarda. In sede di recensione ho definito questo disco come “…un variopinto luna park dove Albarn e soci si divertono e assicurano a loro volta il nostro di divertimento tra vertiginose rollercoaster ma anche surilassanti ruote panoramiche”. Tocco di colore e felicità in questo 2020. Album stratosferico! Semplicemente buon ascolto.