di Luca Rigato
A due anni dall’acclamato “Egypt Station”, Sir Paul torna con un nuovo disco di inediti. Non è da lui starsene fermo, neanche durante una pandemia e dopo aver annullato un tour europeo che doveva toccare anche il nostro paese (mannaggia”….!).
Così, tutto questo “tempo libero” è diventato il pretesto per completare la trilogia di albums solisti interamente suonati e cantati da lui (dopo i precedenti McCartney I – 1970 e McCartney II – 1980).
Nello studio privato immerso nella sua villa nel Sussex, nasce un disco “Made in Rockdown!” apparentemente semplice e immerso nel fascino della melodia. L’aspettativa è come sempre alta, purtroppo la voce è vero, a 78 anni non è più sparata come quella di una volta, ma maturata e trasformata in base alle occorrenze. Le nuove canzoni sono in parte limitate e adattate al timbro vocale modificato dall’età . Macca ha avuto decenni di successi commerciali, tournee trionfanti e un’abbondanza di grandi successi pop, pubblicando album in gran parte da buoni a eccellenti e sarebbe puerile pensare che possa replicare all’infinito certi livelli.
Per questo motivo (e altri), un nuovo album di Paul McCartney andrà giudicato come il lavoro di un uomo di
78 anni e non come”… il nuovo disco di un mito. Le nuove canzoni spesso offrono sprazzi della vecchia ispirazione, ma la creatività compositiva deve necessariamente compensare eventuali limitazioni vocali e melodiche. E “McCartney III” ha offerto a Paul la migliore opportunità per farlo.
Ma veniamo alla musica: l’album si apre con “Long Tailed Winter Bird” ed è un buon inizio. In gran parte è uno strumentale con strati di chitarre acustiche che entrano in gioco man mano che la traccia prosegue con la batteria, la voce diventa un effetto a corollario dei riffs continui, difficili da togliere dalla testa. “Find My Way” è il singolo principale con tanto di un video realizzato per questo scopo sulla falsariga di “Coming Up” (chi se lo scorda!). è un brano fluido e piacevole dal ritmo veloce con un arrangiamento eccellente e accattivante. Tutto in questa traccia è fantastico, tranne le strofe. è una melodia monotona e Paul la canta solo a metà . “Find My Way” avrebbe potuto essere un hit single, l’ennesima. Ma il risultato è due terzi di una buona canzone.
Uno dei momenti fondamentali di McCartney III è “Woman and Wives”. Con tonalità scure, la canzone è misteriosa, accattivante ma si conclude in meno di tre minuti. Il premio di Canzone trascurabile dell’album è “Lavatory Lil”, una delle canzoni “comiche” di Paul sul canovaccio di “Maxwell’s Silver Hammer”. Poteva andare bene fino a qualche anno fa, in altri album e contesti, ma in questo caso poteva essere tolta. Meglio andare oltre”….
“Deep Deep Feeling” è una traccia di otto minuti che soddisfa tutte le richieste dei fan. Questa canzone è sperimentale, jazzly, stravagante, sorprendente e quasi onirica. La struttura del brano è sorprendente ed è suonata brillantemente. Questo è il 2020 di McCartney, finora il miglior brano dell’album. Saltiamo “Slidin” anche se ha un fascino coraggioso e rock, nonostante un ritornello davvero molto stuzzicante e nervoso. Di tutt’altra pasta “The Kiss of Venus”, un “earworm” di prima categoria. La semplice melodia di cinque note di Paul alla chitarra acustica si trasforma nella linea principale e il risultato è incantevole. McCartney è al top della forma, grande melodia, grande canzone e miglior brano dell’intero album.
Dopo un paio di tracce”… irrilevanti, arriviamo all’ultima traccia dell’album, “When Winter Comes”, preceduta da una breve ripresa di “Long Tailed Winter Bird”. Qui la voce di Paul suona più giovane in questa canzone, ma la risposta sta nel fatto che è stata effettivamente registrata indietro nel tempo, nelle sessioni del 1992 e prodotta in parte da George Martin.
In un certo senso, è una decisione coraggiosa includerla in questo disco poichè è abbastanza comodo confrontare le performance vocali che sono separate da 28 anni, ma è una bella melodia con Paul che suona la chitarra acustica un testo alquanto bucolico. Nonostante sembri una bonus track, questa canzone è perfetta per chiudere il disco. Puro McCartney!
Gli album di “McCartney” sono sempre interessanti, anche se irregolari per certi versi. Ci sono brani fantastici (sempre superiori alla media dell’offerta), alcuni mediocri e un paio da scartare. “McCartney III” mantiene questa tradizione e quindi può essere largamente considerato un successo, considerando le “primavere” del Baronetto più famoso al mondo.
“McCartney III” è per molti versi un tipico album di Paul McCartney. Non è un capolavoro ma non è nemmeno terribile.
Concludendo, considero un bel regalo di Natale questo disco, un pacchettino sotto l’albero “inaspettato e insperato” che apprezzo ancora di più perchè non so ancora quando, o se, potrò ricevere un altro dono da questo grande artista amato da milioni di persone.