Eve Owen è una giovane songwriter londinese che ha iniziato a pubblicare il suo materiale solo nel 2019, mentre lo scorso maggio è uscito questo suo primo album.
“Don’t Let The Ink Dry” è stato realizzato dalla 37dO3d di Justin Vernon e dei fratelli Dessner dei National, con i quali aveva lavorato per il loro album “I Am Easy To Find” (2019), e registrato proprio insieme ad Aaron al Long Pond Studio, una vecchia fattoria nella Hudson Valley, New York.
Sebbene l’esperienza non sia dalla sua parte, Eve riesce comunque a distinguersi con questo suo primo full-length grazie alle sue buone intuizioni e ovviamente anche grazie all’aiuto di Dessner.
Sin da subito il suo suono si fa davvero interessante, come dimostrano le notevoli percussioni di “Tudor”, accompagnate da un violino dal tono malinconico e da vocals altrettanto cupi, che creano, però, ottime sensazioni cinematografiche (che troveremo anche in altri momenti di questo debutto).
Ricca e molto gradevole la strumentazione di “Mother”, in cui si distinguono prima alcuni beat e poi un intenso drumming, ma ancora una volta è la voce della Owen a donare conforto a chi ascolta attraverso il suo calore.
Se “After The Love” ci porta su territori folk piuttosto oscuri e dalle atmosfere cinematografiche, maggiore luce sembra arrivare poco dopo con “Bluebird” che si muove verso panorami più sognanti e mette in luce vocals più speranzosi.
Pieno di passione anche “I Used To Dream In Color”, con le sue percussioni decise e un leggero tocco di elettronica, che comunque disegnano delicati paesaggi sonori, mentre in “Blue Moon” la Owen tira fuori un’inaspettata grinta con l’aiuto della chitarra elettrica, sebbene i suoi vocals rimangano coperti da un velo di intima poesia.
Sincera, candida, pura e promettente, con questo esordio sulla lunga distanza la giovane musicista inglese, pur venendo aiutata e influenzata da Aaron Dessner, dimostra di avere ottime qualità personali che le dobbiamo riconoscere: il suo viaggio è appena iniziato!