A distanza di un paio d’anni dal loro esordio full-length, “Chlorine”, e dopo aver aperto concerti per gente come Bob Mould e i Kadavar e aver partecipato a oltre trenta festival nel 2019, lo scorso giugno i Pabst hanno pubblicato il loro sophomore, realizzato attraverso la Ketchup Tracks, l’etichetta di loro proprietà .
“Machina” dà il via ai giochi con riff energici e un drumming fragoroso, ma è soprattutto il suo coro a svettare.
Subito dopo ecco “Ibuprofen”, un brano punk-pop pieno di fuzz che parla dell’uso delle droghe, in cui il tono diventa decisamente più melodico con un ritornello catchy e irresistibile.
“Skyline”, invece, si sposta verso potenti territori grunge, mentre critica il cambiamento socioculturale di Berlino a svantaggio delle persone più povere e in difficoltà .
“Fugative (Another Song About Running Away)” è invece un pezzo garage-rock dai ritmi incalzanti e pieno di energia, mentre con la conclusiva “My Apocalypse”, dalle influenze indie-rock, la band tedesca decide di abbassare la velocità , mentre i vocals si fanno più riflessivi, ma non per questo meno accattivanti.
Un album che non è destinato a cambiare la storia del rock, questo “Deuce Ex Machina” è comunque un lavoro esplosivo, onesto, gradevole e divertente e ““ ne siamo sicuri ““ appena sarà possibile tornare ad assistere ai live-show, ci farà ballare e sudare ancora una volta.
Photo Credit: Constantin Timm