Gli Yo La Tiengo si formarono ad Hoboken, nel New Jersey, nel 1984 da un’idea del cantante e chitarrista Ira Kaplan e la compagna Georgia Hubley, batterista ma anche voce.

Il particolare nome spagnoleggiante della band deriva da una frase detta durante una partita di baseball dei Mets, dove l’esterno Don Richard “Richie” Ashburn, per farsi capire da un compagno venezuelano e non scontrarsi in campo, usò proprio l’espressione “Yo la Tiengo!” per comunicargli di avere il controllo della palla in ricezione.

Dopo qualche singolo ed EP, l’esordio sulla lunga distanza avvenne nel Gennaio 1986 con “Ride The Tiger”, pubblicato tramite l’etichetta indipendente Coyote, e con l’apporto al basso di Mike Lewis e di Clint Conley, quest’ultimo anche produttore dell’album.

Un disco a trazione chitarristica, che strizza l’occhio al country-rock dal ricettario più sperimentato come al jangle pop, influenzato sia dalla storia dei The Velvet Underground come da quella dei Television di Tom Verlaine ma senza disdegnare l’americana più consolidata, fatto di riff d’impatto ma anche melodie orecchiabili, che spazia senza paura, e con efficacia, tra lande più solari e territori più depressi e rarefatti, con il cuore però ben saldo alle lezioni del rock passato tra anni ’60 e ’70, siano queste statunitensi o d’oltreoceano (“Big Sky”, peraltro, è una cover dei The Kinks).

Non si lesina nemmeno su apparentemente cacofoniche e dissonanti comete di chitarra elettrica (la sferragliante “The Evil That Men Do” che sbanda in un blues rock anfetaminico o la derapata garage di “Screaming Dead Balloons”); ma sono le ballate, vettore trainante la già  richiamata elettrica sferragliante di Kaplan (e quella di Dave Schramm, voce a propria volta in alcuni brani) a farla da padrona: la reediana “The Pain of Pain” con il suo assolo obliquo che si agita attorno al cantato anodino, il folk tintinnante di “The Way Some People Die”, l’effervescente “The Cone of Silence”, l’altrettanto vivace “Five Years”.

Melodie, testi intelligenti e sofisticati quanto servono, fanno il resto.

L’album verrà  riproposto nel 1996 grazie alla Matador, con aggiunta di altri brani. Il capitolo successivo sarà  “New Wave Hot Dogs”, dell’anno successivo. Ma la critica, specie quella underground (Simon Reynolds su tutti) li aveva già  nel mirino. Da lì a poco, sarebbero diventati delle icone della musica indipendente. Quali sono ancora oggi, oggi che ancora la qualità  non accenna a calare di intensità , e con quella la voglia di provare nuove piccole e, da loro, meno battute strade fuori dal percorso ordinario.

Chitarra elettrica in braccio, of course.

Yo La Tengo – Ride The Tiger
Data di pubblicazione: 18 Gennaio 1986
Tracce: 11
Durata: 38:06
Etichetta: Coyote
Produttore: Clint Conley

Tracklist:
1. The Cone of Silence
2. Big Sky
3. The Evil That Men Do
4. The Forest Green
5. The Pain of Pain
6. The Way Some People Die
7. The Empty Pool
8. Alrock’s Bells
9. Five Years
10. Screaming Dead Balloons
11. Living in the Country