Più che un semplice supergruppo, un vero e proprio laboratorio musicale aperto a un numero infinito di talentuosi collaboratori. Il primo album degli statunitensi Speed Stick, intitolato senza troppa fantasia “Volume One”, è frutto di un duro lavoro che il quartetto della Carolina del Nord – composto da Ash Bowie (Polvo), Charles Chace (The Paul Swest), Laura King (Bat Fangs) e Thomas Simpson (The Love Language) ““ ha voluto condividere con alcuni importanti colleghi.
Volete i nomi? Eccoveli qua: Mac McCaughan (Superchunk), Kelley Deal (The Breeders, R. Ring), Mike Montgomery (R. Ring), Stuart McLamb (The Love Language) e Ryan Gustafson (The Dead Tongues). A ognuno di loro è stato chiesto di rielaborare a piacimento le dieci tracce grezze fornite dagli Speed Stick con l’obiettivo di personalizzarle, anche a costo di stravolgerne la forma originale.
Come era facilmente preventivabile, ne è venuto fuori un disco estremamente disomogeneo ma non per questo da buttare via. A rendere interessante l’ascolto di “Volume One” è questa sua prerogativa di opera mutante e indefinita, la cui musica cambia e si sviluppa in direzioni sempre diverse e, a volte, persino sorprendenti.
Quaranta minuti che hanno il sapore di una jam session senza confini, con enormi spazi esclusivamente strumentali: si va dagli spunti kraut/noise/free jazz dell’ultra-ritmica “Protect Your Magic” al pop celestiale e sintetico della deliziosa “Twin Collision”, passando ancora per le vie dell’alt/stoner rock più crudo e psichedelico (“Knots”, “Plants”, “And Again”, “Pretty Sure”) e quelle dell’elettronica dal cuore analogico (“SS Grandmama”, “Let It Shine”). In questa continua giravolta di generi, stili e atmosfere troviamo anche un piccolo ma riuscito omaggio all’hip hop raffinato e notturno degli A Tribe Called Quest (“Lurk On Me”).
Cosa vogliono dimostrare gli Speed Stick con un album così eclettico? Forse nulla. Però credo proprio si siano divertiti un mondo a registrarlo. Magari avranno anche goduto al pensiero di quanto queste dieci strane tracce avrebbero frastornato gli ascoltatori. La confusione è tanta, ma non vi sono limiti al potere curativo della creatività . Ed è proprio grazie alla loro smisurata fantasia che gli Speed Stick si beccano un bel sette in pagella.