Il nuovo pezzo di Murdaca si erge a conferma di quanto di buono l’artista aveva già fatto intuire alla scena sin dall’esordio, qualche mese fa, con “Identikit”, il suo primo singolo per Revubs Dischi.
Ecco, se gli echi musicali emersi sin dai primi passi del cantautore lombardo rimangono i medesimi anche in “Sabbie mobili”, dall’altra parte il nuovo singolo di Murdaca sembra respirare una rabbia poetica che forse ad “Identikit” mancava: il testo diventa un grido di rivolta alla ginnastica quotidiana della distorsione, della disinformazione come pratica di manipolazione delle coscienze di tutti.
Murdaca distrugge a colpi di synth (un po’ Cure, un po’ Depeche Mode) e corde potenti (le linee di chitarre e basso non possono che richiamare, sin dall’incipit, alla produzione del Tame Impala più recente) la retorica qualunquista dell’uomo contemporaneo, sempre più liquefatto in un moto difforme e privo di direzione che lo porta a prendere le forme del contenitore che, step by step, lo ospita deformandone il pensiero e l’indipendenza. Insomma, se il retroterra è quello rock’n’roll, in “Sabbie mobili” emerge un’urgenza autorale capace di rivelare un’altra faccia fondamentale della scrittura di Murdaca, nuovo nome da seguire della nuova scena pop nazionale.
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