Ricordate Hayley Williams, la giovanissima cantante dei Paramore tutta capelli colorati in modo eccentrico e una voce pazzesca?
Ecco. Ora la Williams ha 32 anni e lo scorso 5 febbraio ha rilasciato il suo secondo album che arriva a distanza di un anno (quasi) esatto da “Petals for Armor”, la prima creazione solista che aveva giurato non avrebbe mai dato alla luce.
In “Petals for Armor”, un album caratterizzato dal ricorso massivo a suoni sintetizzati, l’artista americana ci ha trascinato nel suo percorso interiore alla ricerca dell’equilibrio. In quel periodo, la Williams stava affrontando la separazione dal marito e, allo stesso tempo, si affacciava alla pubblicazione di un album senza l’appoggio della band con cui è diventata famosa e “Petals for Armor” ne risente tanto, essendo condito di quella rabbia e quella voglia di dimostrare di bastare a sè stessi tipica di chi sta affrotando una rottura.
Se il debutto solista è stato una piacevole sorpresa, un qualcosa di totalmente diverso da ciò a cui eravamo abituati, il nuovo album supera addirittura le aspettative.
Per la registrazione di “Flowers for Vases / descansos”, Hayley Williams ha scelto come studio la sua stessa abitazione di Nashville, come abbiamo visto fare a vari artisti durante questo periodo di ritiro forzato dalla socialità determinato dalla pandemia. Stando alle parole dell’artista, si tratterebbe di un prequel a “Petals for Armor” in quanto fortemente orientato al passato, alla memoria e condito di arrangiamenti sostanzialmente acustici in cui chitarra e voce sono il pilastro portante delle 14 tracce.
Vi sarete chiesti, come me, cosa significhi la parola descansos.
Ebbene, la Williams fa riferimento ad una raccolta di miti pubblicata dalla poetessa Clarissa Pinkola Estès nel 1989, dal titolo “Women Who Run With the Wolves“, in cui si fa riferimento a questi descansos definendoli come piccole croci di legno poste ai lati delle strade per segnalare ai passanti che in quel punto si è verificato un incidente fatale.
L’idea sarebbe quella di mettere bene in vista un trauma, una situazione difficile, piuttosto che nasconderli, tramutando in forza la vulnerabilità .
In questo senso, i descansos personali di Hailey Williams non sono croci di legno, ma l’album stesso.
L’artista americana, questa volta, sceglie di raccontarsi senza alcun tipo di velleità performativa: non ricorre ad artifici di produzione di alcuna sorta. Semplicemente lascia scorrere le parole mettendole in musica in una maniera incredibilmente candida, dolce e innocente che finisce per donare infinita empatia ai brani. Di conseguenza la voce graffiante, urlante della punk rocker che siamo stati abituati a conoscere, ha lasciato il posto a a grazia e dolcezza.
Musicalmente, il secondo solo album di Hailey Williams ci ricorda un po’ Thom Yorke, un po’ le Warpaint, un po’ i The National con brani voce-chitarra che tendono al cantautorato acustico.
Questo rende l’esperienza ancora più vera ed intima, considerate anche le curiose interpolazioni di realtà a cui assistiamo nel corso dell’album, ad esempio nell’incipit di “Over Those Hills” e “HYD”, in cui la Williams inizia a registrare ma passa un rumorosissimo aereo che la fa sbottare in un condivisibilisimo “are you f*cking kiddin’ me?”, risatina annessa.
“Flowers for Vases / descansos” è davvero figlio della pandemia, dell’isolamento e la solitudine in cui siamo immersi da un anno un po’ a tutti i livelli. E questo da una parte ci incupisce ma dall’altro ci conforta, perchè grazie ad album come questi capiamo di non essere soli.
Brava Hayley, ti avevo persa di vista ma fortunatamente ti ho anche ritrovata.
Ora non lasciamoci più, ok?
Credit Foto: Lindsey Byrnes