La perdita, lo smarrimento, pistoni roventi e fughe palpitanti. Giovani eroine e vite ai margini. Fiabe gotiche intinte nel bourbon. E l’amore certo, appiglio salvifico e soffio catartico.
Queste le suggestioni che animano le canzoni di “When You Find Me”, decimo album della band del Tennessee guidata dallo spirito schivo e inquieto di Ben Nichols, fratello del regista Jeff, uno che di oscuri presagi (il film Take Shelter) se ne intende.
Ed è proprio l’afflato distopico ad aprire il disco, sulle note di un sintetizzatore vintage ““ tanto inaspettato quanto funzionale all’intento narrativo della faccenda ““ sul quale si stagnano le urla soffocate delle chitarre, a comporre un sound sulfureo, quasi drammatico.
Un’open-track perfetta (“Have You Lost Your Way?”), ad affrescare il cielo gravido che illumina di traverso tutto il resto.
Levigatezze AOR si mescolano al souther-rock in brani come “Good as Gone” e “Outrun the Moon”.
L’incedere new-metal (!) di “A City of Fire” si dissolve nella cupa intimità della title-track, mentre la tentazione blues dà corpo alle visioni di “Coffin Nails” e tra le pieghe di un suono ricco, ma sempre misurato, sembra far capolino anche Warren Zevon (“The Match”).
No, non sono mai stati dei fuoriclasse i Lucero. Mai lo saranno.
Sono però degli appassionati artigiani, dei musicisti intelligenti, che negli anni hanno saputo coniare uno stile in grado di conquistare ascoltatori con sensibilità differenti.
Qualcuno dirà che suonano più addomesticati; forse è vero, ma Nichols e soci sanno farsi perdonare, perchè gli intenti sono genuini e la qualità innegabilmente buona.
E se quando il sanguigno rock “‘n’ roll di “Back in Ohio” si diffonde ad alto volume nel vostro abitacolo non provate anche voi il desiderio di abbracciare tutti i componenti di questa E-Street Band cresciuta a Yoknapatawpha, beh, vuol dire che al posto del cuore avete un bidone della spazzatura (cit.).
Credit Foto: Bob Bayne