Quando Al Jourgensen decise di rompere con la Arista Records, lo fece con un pensiero ben chiaro in mente: dopo l’esperienza infelice di “With Sympathy”, il rinnegatissimo esordio dei Ministry datato 1983, non avrebbe più accettato alcun consiglio esterno circa la direzione musicale da seguire. E così, dopo essersi spogliato delle odiate vesti synth-pop e aver firmato con la Sire di Seymour Stein, l’artista di origini cubane iniziò a costruire il suo impero industrial con “Twitch”.
Più che un album di transizione, una vera e propria dichiarazione di indipendenza da parte di un artista che, nonostante la pesante influenza del produttore Adrian Sherwood, aveva finalmente la possibilità di lavorare su del materiale in grado di rappresentarlo al meglio. Un’opera quindi estremamente personale e liberatoria, come chiarito dallo stesso Jourgensen in un verso dell’iniziale “Just Like You”: People are happy when they’re not so trapped by someone.
Qui, come già detto, nessuno intrappola nessuno; ma come si può anche solo accostare il pensiero di essere felici e soddisfatti a un disco come “Twitch”? Non c’è luce capace di farsi spazio tra questi quarantacinque minuti di electro-industrial cupo e dal sapore gotico. Pur essendo ancora lontani da quelle sonorità metalliche che di lì a poco sarebbero diventate un loro marchio di fabbrica, i Ministry del 1986 ““ praticamente una one man band ““ avevano già imparato a picchiare duro. E senza dover utilizzare alcuna chitarra elettrica, per giunta.
L’anima sintetica delle sette tracce di “Twitch” non pregiudica la naturalezza di un sound denso anche quando scarno, come nel caso delle atmosfere placide di “The Angel” o della già citata “Just Like You” che, per buona parte della durata, si limita a girare attorno a una linea di basso ripetitiva ma dannatamente funky. Su tutto domina l’essenza dark di una EBM prima maniera, che come una coltre di fumo avvolge una serie di brani in cui il concetto di synth-pop viene stravolto e persino brutalizzato, in un probabile tentativo di rivalsa di Al Jourgensen nei confronti del ripudiato “With Sympathy”. Sono infatti ombre di odio quelle che emergono tra l’inquieto beat di “We Believe” e il pulsante electro-blues di “My Possession”, una canzone irresistibilmente ballabile baciata da un riuscitissimo groove: insistente e singhiozzante al punto giusto.
Nelle mani dei Ministry, i sintetizzatori e le drum machine si trasformano in armi di distruzioni di massa. Con danni che possono essere leggeri, come nel caso di quella dissacrante profanazione della disco music che porta il titolo di “Over The Shoulder” (da non perdere l’insolito falsetto di Jourgensen), o semplicemente devastanti. In questo senso, i dodici minuti super-industrial di “Where You At Now?/Crash & Burn /Twitch (Version II)” sono letteralmente da manuale: un unico, interminabile e incostante flusso di ritmi martellanti, suoni abrasivi e sample schizofrenici.
Una violenza incontrollabile che, di lì a poco, si sarebbe fatta esplosiva ma anche umana, con la scoperta del metal e l’ingresso in formazione del bassista Paul Barker e del batterista Bill Rieflin. Una fortunatissima rivoluzione alla quale Jourgensen arrivò grazie alla lezione di libertà e aggressività appresa componendo e registrando lo spietato “Twitch”, vero e proprio testamento elettronico dei Ministry.
Data di pubblicazione: 12 marzo 1986
Tracce: 7
Lunghezza: 45:30
Etichetta: Sire
Produttori: Adrian Sherwood, Al Jourgensen
Tracklist:
1. Just Like You
2. We Believe
3. All Day Remix
4. The Angel
5. Over The Shoulder
6. My Possession
7. Where You At Now?/Crash & Burn /Twitch (Version II)