II Guerra Mondiale, i nazisti occupano gran parte dell’Europa, tra cui i Paesi Bassi; un ragazzino olandese modifica una radio, dotandola di un’antenna direzionale capace di filtrare i jammer utilizzati dagli invasori tedeschi per disturbare le frequenze, in modo che lui e i suoi genitori possano ascoltare la radio libera “Radio Oranje”.
Dopo la guerra il ragazzo si laurea in ingegneria, così da poter continuare a coltivare i suoi interessi e le sue passioni, tra i quali spicca il desiderio di poter disporre di qualcosa che ti permettesse di ascoltare la tua musica più facilmente, di poterla trasportare ovunque, andando oltre il supporto fisico del vinile e soprattutto al di là dei grandi sistemi a bobina dell’epoca.
Ed è così che alla fiera dell’elettronica di Berlino, nel 1963, la Philips presenta uno strano oggetto, accompagnandolo all’efficace slogan “più piccolo di un pacchetto di sigarette”. Il ragazzo è ormai un uomo di 37 anni ed ha raggiunto il suo scopo, quello di poter tenere la sua musica nel taschino della giacca.
Lou Ottens, forse, non immaginava che la sua scommessa avrebbe rivoluzionato la vita di milioni di persone in tutto il mondo, divenendo, in pratica, una delle icone degli anni Ottanta, assieme ad un’altra strepitosa invenzione, questa volta dovuta ai giapponesi della Sony, e cioè il walkman. L’accoppiata cassetta/walkman ha favorito la diffusione della musica; ciascuno poteva registrare, a casa sua, in modo semplice ed economico, la sua bella compilation ““ l’antenata delle attuali playlist virtuali ““ e portarsela con sè ovunque, facendola ascoltare ad amici e conoscenti.
Quel nastro magnetico analogico, utilizzabile sia in fase di riproduzione che di registrazione, ha stravolto, dunque, la vita di un’intera generazione, favorendo scoperte incredibili, consentendo la nascita di passioni che ci avrebbero accompagnato per tutta la vita, oltre che rivoluzionando dalle fondamenta l’industria musicale.
Chi, tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, prima dell’avvento del CD, non ha portato un lettore di cassette in spiaggia? Chi non ha mai creato il proprio mixtape personale? Ognuno, immagino, aveva la propria tecnica: cosa mettere come prima traccia? La canzone più conosciuta? La novità del momento? Quella più potente o un brano che creasse l’atmosfera giusta? Ed il finale? Quale brano avrebbe lasciato i potenziali ascoltatori con la voglia di ascoltare un altro mixtape? Quei 90 minuti di musica registrata, da quante ore di lavoro erano stati preceduti? Da quante idee, intuizioni, ricerche, correzioni, ripensamenti e soprattutto attese?
Esiste, dunque, un mondo, oltre gli algoritmi di Spotify: un lato A ed un lato B, magari due brani per ogni artista o band del mixtape, che ne dite? Perchè non provare? Magari potrebbe essere un modo, uno dei tanti, per rendere queste giornate costretti a casa un po’ più spensierate. E visto che stiamo parlando di un mondo messo a soqquadro e di lockdown ““ anche se, ufficialmente, non si può dire, ma ci dicono sia tutta un’altra cosa ““ eccovi il primo pezzo: “It’s the End of the World as We Know It (And I Feel Fine)”, direttamente dal 1987.
Photo: Jordi Huisman, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons