è bastata una sola settimana a Cassandra Jenkins ““ con la collaborazione del polistrumentista Josh Kaufman – per allacciare le tracolle e comporre un disco che si accinge ad essere tra i più formabili dell’attuale annata.
Un viaggio nelle profondità dell’animo della musicista newyorkese, che svela le proprie fragilità e il desiderio di una guarigione spirituale da amare ferite. La vita ha dissolto via tanto di ciò che le era più caro. Si sente come un cane senza una gamba – come dirà in “Michelangelo” – che si arrangia con ciò che ha.
Si può dire che il disco sia un ruscellare di panorami ““ immersivi, fluttuanti e pieni di dettagli da scrutare per bene ““ dal raffinato gusto folk glam; in cui vi si affiorano sinuosi sassofoni jazz, chitarre celesti, archi eccelsi e un synth di grande gusto estetico.
Tra le influenze si annovera, particolarmente, l’art pop nordico; ma, volendo azzardare, anche “Blackstar” di David Bowie.
Un cammino intenso, privo di passi falsi e che – sino all’ultima nota – non farà a meno del proprio balsamo avvolgente.
Si assapora un pizzico di Italia con “Michelangelo”, esplicito riferimento allo scultore rinascimentale.
Su una melodia eterea viene sfoggiata una chitarra dal sound sgangherato; ma che, paradossalmente, calza tanto bene.
I’m Michaelangelo
And I carve myself out of marble
In “New Bikini” – una stanca Jenkins – si accoscia sulla roccia di una qualche costa della Norvegia, scruta i delicati colori che il calar del sole rilascia all’orizzonte e affida le proprie ferite al tiepido ondeggiare del Mare del Nord. Qui, lei ritrova una propria dimensione. Si sente a casa. Ed è qui che, forse, le ferite scaturite dalla scomparsa del suo amico David Berman iniziano a sopirsi.
Stiamo parlando dell’ex membro dei Purple Mountains – che si tolse la vita nell’Agosto 2019; proprio poco prima l’inizio del tour con la band e con Cassandra Jenkins.
She said baby, go to the ocean
The water, it cures everything
Jenkins si confiderà con l’ascoltatore – come se stesse, amichevolmente, chiacchierando con lui ai tavoli di un bar – in “Hard Drive”. Uno spoken word che narra una serie di piccoli aneddoti di quotidianità che hanno colpito la musicista di New York. Di quando quella guardia di sicurezza che volle condividere con lei i propri pensieri durante una mostra scultoria, dell’istruttore di guida che le propose un terapista e di quella volta che un sensitivo (ad un compleanno) riuscì leggere il dolore nello sguardo avvilito di Jenkins.
When we lose our connection to nature
We lose our spirit, our humanity, our sense of self
Il disco tramonta con un turbine mesmerico che confluisce nel mondo naturale, “The Ramble”; evocando suoni come cinguettii e passi che calpestano le foglie cadute.
“An Overview on Phenomenal Nature” è la boccata di una brezza rosea che induce ad un piacevole meriggiare.
Credit Foto: Wyndham Boylan-Garnett