Anche io che dell’universo cinematografico Marvel non sono un detrattore (anzi), non mi aspettavo che Disney e Marvel Studios potessero osare così tanto, stratificare una serie destinata al grande pubblico in tal modo. In effetti è difficile scrivere dei raffinati trucchi narrativi e della struttura di “WandaVision” senza ricorrere a qualche spoiler; cercherò comunque di evitarli, ma qualcosa che voi potreste ritener tale potrebbe scapparci, occhio quindi.
La trama in soldoni: dopo la fine di “Avengers Endgame” e quindi dopo lo schiocco di dita di Iron Man, Wanda e Vision vivono il loro sogno d’amore in una perfetta e ridente cittadina statunitense. La loro vita scorre divertente e lieve come una sitcom; come più d’una in realtà , dato che ad ogni episodio il simpatico duo ne cita una differente (da “Full House” a “Modern Family”, da “Vita da strega” a “The Dick Van Dyke Show”).
Chi conosce a menadito i film Marvel fiuterà l’inghippo al primo o al massimo al secondo episodio. Chi non ha guardato i film dovrà aspettare lo “spiegone” del quarto episodio in cui viene letteralmente fatta crollare la cosiddetta quarta parete. “WandaVision” è difatti molto più che una riuscita sitcom ambientata nell’universo superoistico per antonomasia. E’ una prosecusione di questo e un ponte verso la sua nuova fase.
E’ un esercizio meta-cinematografico colto e stratificato le cui citazioni non si riducono alle sitcom di cui sopra ma raggiungono il “Truman Show” di Peter Weir e “Ubik” di Philip K. Dick (il geniale episodio in cui Wanda non riesce a garantire la stabilità del Hex e gli oggetti regrediscono di stato).
Anche lo sforzo emozionale richiesto allo spettatore è notevole. Non sto a raccontarvi perchè, ma le premesse dietro leggerezza da sitcom della serie sono invece tragiche e il loro epilogo inevitabilmente strappalacrime.
Ad ogni modo, “WandaVision” è un capolavoro, un’opera televisiva che alza l’asticella dell’intattenimento massimalista e segna un prima e un dopo (almeno all’interno di questo tipo di intrattenimento), dando leggerezza e fruibilità a chi è in cerca di svago e molto, molto di più a chi non si accontenta dei suddetti. Garantire la riuscita del continuo doppio, a volte addirittura triplo gioco, della serie è stato possibile non soltanto grazie alla sceneggiatura astuta, ma anche grazie alla mostruosa abilità e voglia di mettersi alla prova della Olsen e di Bettany; due attori stratosferici, divertiti e divertenti nel variare continuamente registro a seconda delle complesse esigenze degli episodi.