Miranda “Coral” Engholm viene da Malmö dove si è trasferita per studiare musica dopo un’infanzia passata a à–sterlen nella Svezia meridionale e si è fatta notare nel 2019 con due singoli (‘find me wrong” e ‘better’) che rivelavano una maturità  notevole oltre a una buona capacità  di creare un rapporto intimo con un pubblico ben più ampio di quello raggiunto fino ad allora. L’attenzione ottenuta ha spinto Miranda a mettere in cantiere l’album d’esordio, affiancata dal produttore Joakim Lindberg.

Una piccola rivoluzione per la giovane musicista svedese, entrata per la prima volta in un vero studio di registrazione ma ben disposta a mettersi in gioco fin dalle prime note di “sorri not sorri” che abbandonano momentaneamente il folk (comunque protagonista in “no worth”, “forbidden”, “hurt”) per avvicinarsi a territori più indie rock. Lucy Dacus, Courtney Barnett, Waxahatchee e Julien Baker sono i primi nomi che vengono in mente ascoltando un disco in bilico tra presente e passato, tra estrema dolcezza e cattiveria, tra adolescenza e età  adulta.

La chitarra minimale e distorta che trascina la viscerale “disappear I feel” e maltratta una ballata spettrale come “tell me” dimostra quanto variegato possa essere il mondo di Coral, che proprio in episodi come questi lascia intravedere una crescita rapida e importante che culmina nel ritornello sbarazzino di “I just want you cause you’re gone”, piccola hit potenziale con una bella e inattesa batteria. Il finale è più intenso, confidenziale e ironico con l’accoppiata “little spoon” ““ “instant noodles”.

Le canzoni di Miranda Engholm sono fatte di piccole cose, di buchi nei maglioni e risate incerte, di giorni d’estate, di cacciatori e prede. Tutto raccontato con estrema umiltà  e una voce sincera a cui serve solo quel pizzico di coraggio che può solo venire dall’esperienza, dall’assidua presenza sui palchi e nella vita. Coral è dunque un nome da tenere d’occhio, il talento e la grinta non le mancano.