La perdita, purtroppo, non è un evento modificabile, è qualcosa di irrimediabile, qualcosa che ci costringe a riorganizzare, su nuove basi, la nostra esistenza. La rabbia, la depressione, la negazione, l’apatia sono i mostri con i quali dobbiamo misurarci e combattere, per arrivare a quell’accettazione e a quella consapevolezza, che ci permettano di elaborare il lutto e di trasformare il nostro dolore in una spinta positiva verso il mondo esterno, verso gli altri, verso noi stessi.
Kendra Malia è tragicamente scomparsa nel 2019, Adina Viarengo e Bryan Kurkimilis si sono ritrovati improvvisamente soli, hanno rielaborato il proprio dolore, l’inquietudine, il senso di vuoto, l’assordante silenzio dell’assenza, bussando alle porte del paradiso e dando forma e sostanza alle trame eteree ed introspettive di “Show Me Heaven”.
Un album nel quale le sonorità dark, le ambientazioni gotiche, i sintetizzatori dal gelido tocco electro-pop convogliano le vorticose e torbide emozioni che si agitano nel nostro inconscio in un minuscolo e apparentemente statico seme, il quale, invece, ha la forza e la determinazione necessarie a germogliare nel buio più fitto e pesante, consentendo ad un bagliore di rinnovata luce, pura e cristallina, di tornare a rispendere sul nostro mondo, sulla nostra quotidianità , su quelli che sono i nostri affetti e le nostre relazioni sociali, sulle nostre passioni, i nostri sogni ed i nostri obiettivi futuri, spronandoci ad essere migliori, ad essere più consapevoli, ad essere più attenti a ciò che abbiamo attorno.
Questo, in fondo, è l’unico modo per ricordare ed onorare, al meglio, chi non c’è più, mentre, nel frattempo, i White Ring mescolano suggestioni che hanno il sapore leggero della new wave degli anni Ottanta con ritmiche ipnotiche ed ossessive di matrice industriale, con sfumature romantiche e decadenti di stampo shoegaze, con passaggi melodici estremamente trasparenti e rarefatti, in maniera tale da avvolgere gli ascoltatori, toccare i loro sensi, renderli partecipi di quel faticoso processo di ricostruzione che ci porta ad affrontare le ombre ed i fantasmi del passato, i sensi di colpa, gli errori commessi, i dubbi accumulati e la nostra stessa fragilità umana.
Non possiamo cancellare nulla di tutto ciò, ma possiamo servircene per creare qualcosa da lasciare agli altri, qualcosa che ci permetta di sentirci meno soli e ci aiuti a superare i momenti di sconforto e di sofferenza, quelle perdite che ci consentono di crescere e di diventare più umani.