Catherine Anne Davies, aka The Anchoress, torna dopo i riconoscimenti ottenuti nel 2016 con “Confessions Of A Romance Novelist”.
Polistrumentista e autrice raffinata, per questo nuovo album fa tutto da sola, occupandosi anche della produzione, e riesce a confermare tutte le qualità che aveva già dimostrato nel suo precedente lavoro.
Il risultato è un insieme di brani che denotano cura e precisione, anche negli arrangiamenti, che al primo ascolto possono sembrare freddi ma che crescono ascolto dopo ascolto, fino a farsi lodare e a far apprezzare un’artista tecnicamente sicura di sè, ispirata ed elegante, dotata vocalmente e che spesso evita la melodia facile .
Il mio primo ascolto aveva trovato un difetto proprio in questa perfezione, che pagava un dazio all’emotività e all’empatia, soprattutto vocalmente mi sembrava lontana dalla possibilità di trasmettere emozioni, nonostante i temi trattati.
Ho preferito dedicargli un lungo ascolto e in ultima analisi ho concluso che il difetto interpretativo che mi disturbava era solo il classico pelo nell’uovo, e che, indubbiamente, bisogna riconoscere a Catherine Anne Davies tutti i meriti per essere riuscita a infilare, uno dopo l’altro, una serie di pezzi notevoli.
A impreziosire il tutto ci sono le partecipazioni di artisti importanti come quella di James Dean Bradfield dei Manic Street Preachers, che suona la chitarra in “Show Your Face” e duetta con Catherine Anne Davies in “The Exchange”, entrambi usciti come singoli, e quella con Sterling Campbell, componente dei Duran Duran e batterista per Tina Turner, Rufus Wainwright e David Bowie.
L’artista è stata spesso paragonata a Kate Bush e Tori Amos, anche se in alcuni brani mi sembra più vicina ad Amy Lynn Lee Hartzler (Evanescence) anche lei cantautrice, compositrice e polistrumentista.
Ad oggi sono stati rilasciati cinque singoli accompagnati da altrettanti video, oltre i due appena citati anche “Unravel”, la title track “The Art of Losing”, il brano che mi è piaciuto di meno, e “5AM”.
In particolare “5AM” è una ballata al piano musicalmente leggera nel quale affronta il pesante tema degli abusi domestici, delle aggressioni sessuali e della perdita di un bambino, tutto in un unico brano direi musicalmente riuscito, pur nella sua ripetitività .
I motivi di interesse non si imitano solo ai singoli ma ci sono diversi pezzi meritevoli: “All Farewells Should Be Sudden” che ricorda le sonorità del primo album ed affronta la morte e il dolore della perdita, Catherine ha vissuto in poco tempo eventi tragici come la perdita del padre e del figlio che aspettava, “My Confessor” che sistemato in qualche passaggio poteva benissimo essere utilizzato per la colonna sonora del prossimo film di James Bond, e che soprattutto denota che quando Catherine Anne Davies si lascia andare, limitando l’editing, il risultato emotivo ci guadagna.
Questo album migliora dopo ogni ascolto, Catherine Anne Davies mette in campo talento e competenza e ancora una volta non delude.
Credit Foto: Annick Wolfers