Tempo di nuova musica per Drovag, il progetto solista di Alessandro Vagnoni. Il batterista dei Bologna Violenta ha registrato le nove tracce di “Toxin” nel corso della prima fase dell’emergenza sanitaria ancora in corso, approfittando ““ se così si può dire ““ del periodo di autoisolamento per rielaborare una serie di brani scritti più di vent’anni fa in compagnia dell’amico e collega Manuel Coccia (oggi membro dei Kmfrommylls, un duo della provincia di Macerata).
Vagnoni però non si è limitato semplicemente a rispolverare delle vecchie idee tenute nascoste nel cassetto per due decenni: le ha rimaneggiate e stravolte fino a trasformarle in qualcosa di assolutamente inedito. Un originale processo di riscoperta del passato per un disco intrigante e quasi indecifrabile, sospeso com’è tra epoche e generi diversi.
è quindi assai difficile riuscire a trovare le parole adatte per descrivere in maniera chiara la musica sfuggente e sperimentale di Drovag. Le atmosfere di “Toxin” sono notturne ma quasi mai oscure: Alessandro Vagnoni sfrutta la sua vivace creatività per dare un taglio pop a un sound sintetico imbevuto di influenze new wave, trip hop, post-rock, downtempo e progressive, arricchendo il tutto con melodie eleganti e articolate.
La decisione di cantare in inglese dona fascino a un album che di “italiano” ha poco o nulla; ma il vero punto di forza dell’opera sta nell’impressionante lavoro ritmico di Vagnoni, costruito in maniera intelligente attorno ai migliori modelli dell’elettronica anni ’90. Doppio pollice in su per il polistrumentista marchigiano: speriamo di riuscire a gustarci presto dal vivo i brani di questo interessantissimo progetto.