Attiviamo il radar e scandagliamo in profondità un universo musicale sommerso. Vi racconteremo una band o un artista “‘nascosto’ che secondo noi merita il vostro ascolto. Noi mettiamo gli strumenti, voi orecchie e voglia di scoperta, che l’esplorazione abbia inizio (e mai una fine)”…
Mia Berrin, come una bimba che immerge i piedini nell’acqua calma di un mare in una calda giornata di luglio, tasta il terreno di New York, quello musicale, con un paio di demo da lei registrati. Li troviamo sulla sua pagina di Bandcamp. Qui i Pom Pom Squad sono, per ora, solo un’idea nella sua giovane mente.
“I am only seventeen
Haven’t got a fake I.D.” canta Mia in “Pharmacy” accompagnandosi con un’ autorevole chitarra elettrica, un po’ prepotente che lascia percepire le parole. “Teenage Girls” aggiunge una batteria, il testo è quello che qualsiasi ragazza scriverebbe a quell’età “You’re the reigning queen of the school / And I just wanna break the rules / Better watch out for your throne” Siamo nel 2015.
Nell’Aprile del 2017 esce il primo EP “Hate It Here”. Cinque brani composti da Mia ma questa volta si avvale della collaborazione di Alex Carr e di Zoltán Sindhu (chitarra il primo, basso il secondo ed entrambi le percussioni). I brani hanno ora la classica struttura e la sensazione, ormai certezza, è che Mia sia in grado di scrivere canzoni. Non è una notizia da poco. La ballata blueseggiante “Protection Spells” e la successiva “He Never Shows”, delicata con la chitarra protagonista (con i suoi cambi d’umore e d’intensità ) preparano il terreno per due brani che elevano il livello del disco: la sofferta “You/Him (Maybe)” con un bel basso in evidenza e il sofferto spoken word di Mia e la title track che ci porta nelle magiche atmosfere degli anni ’80 quando a New York la domenica si andava al CBGB a pogare quell’attimino. Chiude l’EP “Sunday Song” che inizia delicatamente per piegarsi verso suoni alla Weezer dei primi album.
Il secondo EP della band “OW” esce nel settembre del 2019. “Ow significa imparare a esternare il dolore” e subito dall’intro Mia lo esterna con un brano triste, delicato, con un violino a drammatizzare un testo che non ha bisogno di spiegazioni:
“Dice che vuole il meglio per me
Dici di volere il meglio per me
Dicono tutti che vogliono il meglio per me
Ma non cercano mai di essere i migliori per me”
Testi che riflettono stati d’animo personali di una donna che sta sperimentando la vita, trovando mille ostacoli, forse dovuti a una insicurezza che sembra aver trovato in Mia una fedele compagna.
Non sarà di certo un caso se tra le prime band amate in giovane età dall’artista di Brooklyn vengono nominati gli Smiths e i Cure.
Bikini Kill e Hole, Riot Grrrl e Grunge, scoperte che hanno convinto l’adolescente Mia che poteva scrivere musica. Il brano “Heavy Heavy”, con l’omaggio finale alle Hole ne è una conferma.
Un video sconsigliato ai diabetici, “Molte torte sono state danneggiate durante la realizzazione di questo video“…
“Una delle cose che preferisco del processo di scrittura ultimamente è stato ascoltare ciò che la mia band porta in tavola, e loro sempre, senza dubbio elevano tutto ciò che ho messo nelle loro mani.” e proprio su un riff di Alex Mercuri nasce “Honeysuckle”
La band cambia un paio di elementi e nel video notiamo la scatenata Shelby Keller alla batteria e Mari Ale Figeman al basso.
“Cherry Blossom” è un brano introverso, la doppia voce della Berrin viene docilmente accompagnata da una coppia di chitarre e dal basso verso la frase finale “I hope you’re happy with the choice you made“. Il brano più malinconico fin qui ascoltato, con le chitarre che si fondono in un suono cupo, accompagnano un canto affranto.
I violini di Jackie Green della conclusiva “Owtro” chiudono il mini album che con “Again” e “Cut My Hair” aggiungono un altro pizzico di angoscia e tormento.
Il 14 Febbraio 2020, giorno di San Valentino, la band pubblica un inno all’amore, una ironica e brillante canzone di quattro accordi che ci invita a muoverci fiduciusi e speranzosi, il grande amore esiste e se ce lo dice Mia le crediamo ciecamente….
L’ultimo episodio della discografia della band è il singolo “Lux” uscito via City Slang. Mia fa riferimento a Lux, la protagonista del film “The Virgin Suicides” diretto da Sophia Coppola. Mia descrive così il testo del brano:
“Riguarda la paura dell’intimità che provavo da adolescente e che derivava dalle prime esperienze negative riguardo le attenzioni maschili. “The Virgin Suicides”, uno dei miei film preferiti, ha catturato quella paura in un modo che ha risuonato profondamente: la scena in cui Trip lascia Lux da sola sul campo di calcio. Si era sforzato di convincerla ad amarlo e poi, quando aveva ottenuto ciò che voleva, se n’era andato.”
Una band in evoluzione ma ci convince una sensazione: il meglio deve ancora arrivare.