Sono passati ormai tre anni e mezzo da “As You Please”, ma ora i Citizen sono ritornati con questo quarto LP, pubblicato dalla Run For Cover: la band di stanza a Toledo, Ohio nel frattempo, dopo aver perso qualche elemento della sua line-up, ha deciso di adottare anche un nuovo approccio al songwriting iniziando molto canzoni con un ritmo invece che con una linea di chitarra e concentrandosi quindi in modo maggiore sull’energia del loro album.
Registrato nello studio costruito all’interno del garage del frontman Mat Kerekes, il disco ha potuto crescere senza pressioni e con tutta la calma possibile, in modo che il trio statunitense avesse il tempo per concentrarsi su ognuna delle undici canzoni presenti su “Life In Your Glass World”.
Sin dal momento in cui schiacciamo play su Spotify per ascoltare questo nuovo LP non possiamo fare a meno di notare il loro cambiamento: “Death Dance Approximately” si apre tra rumore, velocità e toni cupi con percussioni, synth e pesanti riff elettrici ed è solo quando, dopo circa cinquanta secondi, appare la voce di Mat che la situazione si alleggerisce e trova spazio anche la melodia, ma ““ tempo di arrivare al coro ““ diventa impossibile non rimanere travolti dai ritmi caotici sostenuti dai tre musicisti di stanza nell’Ohio.
La successiva “I Want To Kill You” è un’altra bomba di aggressività che non perde un solo secondo per arrivare al punto, dando uno spazio importante a una sezione ritmica potente dalle influenze dancey che, dal punto di vista dell’intensità , ci ricorda i primissimi Two Door Cinema Club.
Le cose rallentano con “Thin Air”: graziata da belle sensazioni melodiche e da toni decisamente riflessivi, la canzone ha un non so che di poppy e di rassicurante.
“Fight Beat”, dalle atmosfere cupe, si basa soprattutto sul lavoro di basso e batteria a cui si vanno ad aggiungere alcuni beat, mentre i vocals di Kerekes, seppur malinconici, riescono a mantenere una certa tranquillità anche in mezzo alla confusione sonora.
“Glass World”, invece, è un pezzo per buona parte acustico che ci sorprende per la sua sensibilità , ma allo stesso tempo ci regala un gradito attimo di pace.
Con “Life In Your Glass World” i Citizen sono stati capaci di cambiare la loro pelle ancora una volta e, in questi trentasette minuti, ci hanno fatto ballare e ci hanno regalato una notevole dose di adrenalina, ma hanno anche saputo mostrare la loro faccia più soft, riuscendo comunque a mantenere alti l’interesse e la curiosità .