Il chitarrista, cantautore e scrittore emiliano Massimo Zamboni ha rilasciato oggi il video del nuovo singolo intitolato “Canto degli sciagurati” che anticipa “La mia Patria attuale”, il nuovo album la cui uscita è prevista nell’autunno 2021.

Affiancato nella produzione da “Asso” Stefana (storico chitarrista di Vinicio Capossela), Zamboni si è circondato da  alcune vecchie conoscenze come Gigi Cavalli Cocchi alla batteria e Simone Beneventi alle percussioni.

Di seguito le parole della nota stampa ufficiale.

“Uniti come spinti da un richiamo, fuoriusciti da un canneto di palude si incamminano lungo sentieri di argilla in uno scenario di strutture dismesse, avanzi di un tempo già  terminato. Sono gli sciagurati: un manipolo eterno incessantemente costretto a prendere tra le mani il coraggio di insorgere.”

Diretto da Piergiorgio Casotti, il video di Canto degli sciagurati è un racconto cinematografico in bianco e nero che mette in scena un atto di repressione, come fosse una soglia da oltrepassare: “Gli sciagurati devono insorgere, perchè la disperazione impone di continuare. Si stagliano su una cresta fangosa e guardano la piana sottostante, con aria di sfida. Uno sbuffo di fumo da pipe di gesso segnala che là  sotto, proprio in faccia a loro, alcuni soldati li aspettano. Senza fretta, senza concitazione, ognuno sa come andrà  a finire. Una rullata di tamburi, il tempo di caricare il moschetto. Lo sparo. Gli spari. è finita. Per i soldati, un’altra giornata lavorativa si avvia alla conclusione, e tutto sembra terminare”.

Scrive Zamboni: “Canto degli sciagurati racconta una storia eterna. Una storia che percorre i secoli, che sempre si ripresenta e sempre pare concludersi in chiave tragica: quelle delle mille rivolte del passato e del futuro, eternamente stroncate sul nascere. Chiama alla necessità  di prendere su di sè la responsabilità  degli accadimenti, di non rinchiudersi in un guscio confortevole, ma di accettare che la memoria ci penetri e ci conduca. Sta a noi la scelta ““ ancora una volta: la responsabilità  ““ sul come farlo”.

Già  dietro la macchina da presa de La Macchia Mongolica (il precedente progetto di Zamboni articolato in un libro, un film e una colonna sonora) ““, lo sguardo di Casotti ci trasporta in un paesaggio rurale ma disseminato di tracce di archeologia industriale, immagine di un mondo sopravvissuto a se stesso.

E mentre sul fronte video Casotti gioca con il linguaggio cinematografico, realizzando scene “western” e omaggi a Pasolini (Uccellacci e uccellini), tenendo in equilibrio atmosfere distopiche e un senso del Tempo e della Storia che ricordano il cinema di Straub-Huillet, il cantato di Zamboni (e del “Coro degli sciagurati”) e le percussioni strutturano la ritmica del brano, trasformandolo in una galoppata sonora che è invocazione agli Dei e chiamata all’insurrezione.

Zamboni inaugura così un nuovo percorso della propria carriera artistica, focalizzandosi su una dimensione più cantautorale, stabilendo un ponte ideale con la poetica degli ultimi e degli sfruttati della grande tradizione del cantautorato italiano ma mantenendo al tempo stesso il legame identitario con le sonorità  di quelle band che con il nome di CCCP e CSI hanno segnato la storia del punk e del rock nel nostro Paese”.