Accogliamo, calorosamente, l’EP di debutto del quartetto londinese, che esordisce con una fluorescenza tutta dream pop.
I Bleach Lab ci deliziano con un sound fresco, che riecheggia la psichedelia ottantina dei Cocteau Twins e il delicato songwriting di Mazzy Starr. Ingredienti d’altra epoca figurano ben reinterpretati, risultando niente affatto inflazionati.
La voce incantevole di Jenna Kyle vola insieme alle fluide pennellate, di una chitarra patinata, che dipingono su un’eterea esosfera.
Tra i brani permea il desiderio di volersi liberare da un cupo malessere, fare pace con le macerie del passato e voltare pagina, sperando in un avvenire liliale. In questo EP, i membri del gruppo, danno sfogo a dolori legati ad intime disgrazie personali; come la morte del padre del bassista Josh Longman e la tragica fine di una relazione sentimentale di Jenna Kyle. Circa quest’ultima, Kyle canterà il rancore postumo di fine relazione in “Old Ways”.
La trasognata “Never Be” ci estasia col suo docile ondeggiare. Chiudendo gli occhi, sotto queste note, si intravedono le onde del mare affievolirsi sulla riva. La prediletta di “Fade Into You”, se si vuole. Le onde cominciano ad agitarsi, fino a diventare inquiete nella gotica “Flood”; travolgendoci con gli spruzzi shoegazzanti, che irrompono nel climax.
Una linea di basso, dal gusto new wave, introduce “Lighthouse”; che, poi, imploderà in un’oscillazione di luci ipnotiche.
“Scars (Time Is A Healer)” riluce una terra leggiadra – accarezzata dal sole – nella quale adagiarsi spensieratamente. Un’armonia dal gusto southern country che ci rassicura di una cosa: sarà il tempo a prendersi cura delle nostre ferite.
Guai a farsi sfuggire dal radar questi ragazzi!