Il secondo album dei Flyte, trio (ex quartetto) londinese che si era già fatto notare con il precendente “The Loved Ones” del 2017, si chiama “This Is Really Going To Hurt” ed è una piccola gemma.
è stato pubblicato lo scorso 9 Aprile dopo una serie di singoli interessanti che hanno fatto (di nuovo) drizzare le antenne a chi sguazza nel brit indie e nell’eterno mood da post breakup che, diciamocelo, non guasta mai. Specie se realizzato così bene.
“This Is Really Going To Hurt” è un disco arrabbiato. Incazzato nero. Ma solo nei testi, perchè la sezione strumentale è un tripudio di armonie nello stile della band, di produzioni piuttosto sobrie e di ritornelli singalong pronti per essere gridati a squarciagola dai “fellow brits” che potranno godersi i concerti live già a partire da Settembre. Per noi europei ci sono meno certezze sul tema, rispetto al Regno Unito, ma comunque quando sarà il momento non ci tireremo certo indietro.
Dicevamo, si tratta di un post-breakup album che prende ispirazione dalla rottura, dopo 8 lunghi anni, della relazione tra il frontman e fondatore della band Will Taylor e la sua compagna.
I testi, come annunciato, sono ossessivi e carichi di odio. Forse a tratti quasi preoccupanti (vedasi “Trying to Break Your Heart”), ma facciamo uno sforzo di comprensione e caliamoci nella situazione (e lo dico esponendomi in quanto donna), per evitare di gridare al non politicamente corretto.
Nel corso dei 10 brani per 33 minuti di durata, la band affronta i propri sentimenti e, in quello che sembra a tutti gli effetti un percorso di catarsi e di accettazione, riesce a trovare conforto nell’andare avanti.
L’atmosfera è quella calda e pittoresca della countryside inglese, evocata da chitarre che si muovono lentamente, archi melodiosi e voci appassionate, per un risultato sorprendentemente dolce, nonostante il cuore spezzato e tutto ciò che ne deriva.
La prima traccia, “Easy Tiger”, setta l’intera composizione. è un po’ la dichiarazione d’intenti dell’album, sia a livello di temi che a livello di sonorità .
Ma è in canzoni macchiate di tensione come “Trying To Break Your Heart” o “I’ve Got A Girl” in cui amarezza e rabbia filtrano alla grande, (basti ascoltare la voce tesa di Taylor quando, nemmeno troppo velatamente, tira in causa l’ex tastierista e cofondatore dal gruppo che si è allontanato dal gruppo per via di una ragazza), che la voce tesa e riverberata di Will Taylor da il meglio di sè a livello interpretativo.
Come un piccolo campo minato, il disco è disseminato di bombe pronte a lasciarti con un buco nel petto e una fossa nello stomaco. “Losing You”, “Mistress America” con il suo tripudio di fiati e l’atmosfera country americana, e “Never Get To Heaven” sono la prova tangibile che sì, l’ascolto di questa roba “is really going to hurt”.
E va benissimo così perchè, anche se magari in modo meno immediato rispetto a quel disco d’esordio difficile da replicare, questa seconda prova ti coinvolge da morire, facendoti davvero giungere dritta al cuore quella scarica di sentimenti che almeno una volta nella vita abbiamo sperimentato un po’ tutti. “…and accidents will happen”.