Un romantico sabotaggio del presente; una amorevole rilettura del rock ‘n’ roll crudo e viscerale degli anni Cinquanta e Sessanta; l’apertura di una nuova strada: rumorosa, rozza, lobotomizzante ed attraente; una strada fatta di sonorità punk, hardcore, trash e speed metal, scandita da beat bubblegum-pop; una rilettura musicale, schietta e senza compromessi, dei demoni che attanagliano la società americana alla fine degli anni Settanta – abuso di droghe, rigurgiti neo-nazisti, guerra fredda, rampante capitalismo yuppie, conformismo, un approccio nichilista e pessimista nei confronti del domani – reinterpretati attraverso il loro cupo ed irriverente senso dell’umorismo, i loro soliti tre accordi, i giubbotti di pelle nera, le scarpe da ginnastica, le brevi e ruggenti esibizioni al CBGB e questi quattordici brani da circa 2 minuti l’uno, pubblicati, esattamente 45 anni fa, il 23 Aprile del 1976.
Il disco omonimo di debutto dei Ramones era tutto questo e lo esprimeva con quella forma primordiale, selvaggia e brutale di garage-rock suonata dagli Stooges e dagli Mc5, con tutta la sfrontatezza dei New York Dolls, con le spiagge assolate dei Beach Boys, con il senso della melodia dei primi Beatles, con quei b-movie pieni di mostri e di ragazze in bikini, ma soprattutto alzando al massimo il volume degli amplificatori e suonando nel modo più veloce e caotico fosse possibile. I Ramones volevano essere essenziali, scarni, diretti, eliminare tutte le sovrastrutture artificiose e complesse tipiche del progressive rock degli anni Settanta ed esprimere, di conseguenza, attraverso questa frenetica miscela politicamente scorretta di basso, chitarra e batteria, tutta la loro vitalità , il loro spirito combattivo e l’immediatezza del proprio mondo. Un mondo ostile e minaccioso nel quale, spesso, i protagonisti erano dei semplici disadattati, proprio come i finti fratelli Ramone, gente emarginata e senza alcun futuro, la cui delusione e la cui sofferenza si insinuano, nonostante l’apparente leggerezza ed il muro di rumore e strafottenza, anche in queste canzoni, nelle quali, sotto la superficie ludica e gioiosa, si nascondono tutto il senso di alienazione, di abbandono, di paura che contraddistingue la loro esistenza.
Per molti, questo disco, registrato in una settimana e costato circa seimila dollari, senza troppi fronzoli e basandosi, praticamente, su, al massimo, un paio di take per ogni traccia, rappresenta il primo album punk della storia; non credo sia questa la cosa più importante da stabilire; lo spirito punk aleggiava da tempo nell’aria, ma ciò che conta è che i Ramones riuscirono a trasmetterlo ai propri ascoltatori, invitandoli, con tutta la loro oscura ironia, a superare la facile retorica e la mole di luoghi comuni che, allora, come oggi, sono utilizzati per controllare, determinare e sfruttare le scelte, i pensieri, le emozioni ed i comportamenti delle persone comuni. C’è un mondo da vivere e scoprire là fuori, non dimenticatelo mai.
Pubblicazione: 23 aprile 1976
Durata: 28:53
Dischi: 1
Tracce: 14
Genere: Punk
Etichetta: Sire Records
Produttore: Craig Leon, Tommy Ramone
Registrazione: ottobre 1975 – febbraio 1976
Tracklist:
1. Blitzkrieg Bop
2. Beat on the Brat
3. Judy Is a Punk
4. I Wanna Be Your Boyfriend
5. Chain Saw
6. Now I Wanna Sniff Some Glue
7. I Don’t Wanna Go Down to the Basement
8. Loudmouth
9. Havana Affair
10. Listen to My Heart
11. 53rd & 3rd
12. Let’s Dance
13. I Don’t Wanna Walk Around With You
14. Today Your Love, Tomorrow the World