Non so perchè mi ostini a guardare tutto quello che SKY mi propini su Totti, molto probabilmente perchè mi è sempre stato molto simpatico, ma soprattutto non mi capacito di perchè ultimamente ci sia tutta questo interesse televisivo-cinematografico intorno all’emerito capitano della Roma.
Prima il documentario di Infascelli narrato dallo stesso Totti, quello si molto bello, e ora questa serie in sei puntate che, partendo dai giorni dell’addio al calcio giocato e del burrascoso rapporto con Spalletti, ripercorre la carriera e la vita privata del calciatore.
Le sei puntate di “Speravo de morì prima” in realtà non contengono una cosa, manco la più futile, che non sia stata detta dal succitato documentario in meno di due ore, punta tutto dunque sul meccanismo a feedback della narrazione e sulla simpatia degli interpreti. Alcuni di questi offrono performance effettivamente divertenti, a partire proprio da Castellitto/Totti, si ride dunque di gusto e ci si annoia difficilmente.
Non si ha però mai la sensazione di stare assistendo a qualcosa di davvero speciale, imperdibile o inedito. Se però ci si ferma un attimo a chiedersi se sarebbe stato possibile fare qualcosa di speciale, imperdibile o inedito attorno alla figura di Totti, la risposta è probabilmente no.