Che nottata! Forse perchè fare le ore piccole oramai non è più nelle mie corde, ma per una volta mi riferisco alla notte degli Oscar 2021. Una serata molto attesa, in un momento storico toccato dal Covid-19 particolarmente critico. Direi che comunque gli americani se la stanno cavando bene, la cerimonia si è svolta perfettamente lasciando tutti a bocca aperta. Ma vediamo perchè.
Tralasciando il fatto che Sky Cinema deve smetterla di doppiare in presa diretta chiunque parli in inglese, la cerimonia (inizialmente fissata a fine febbraio, ma poi spostata al 26 aprile) è iniziata con un evento mondano molto alto-borghese: un rinfresco per attori, registi, sceneggiatori e celebrità al Dolby Theatre di Los Angeles. Il pre-evento viene chiamato “Oscar: Into The Spotlight” e vede due conduttori sfilare per lo spazio allestito a tale evento per intervistare i divi del cinema americano e mondiale. Ad un certo punto viene anche presa di mira Laura Pausini con Diane Warren, ma a quello ci arrivo dopo.
La serata vera e propria poi si sposta in quello che sembra lo stesso spazio dei Grammy Awards, un piccolo stage e pochi tavoli davanti a cui si siedono gli ospiti. Stessa sorte avevano avuto i Golden Globe Awards quest’anno, divisi tra la solita location di Los Angeles e quella nuova di New York.
Sicuramente, e lo dico molto felicemente, le candidature di questa edizione vedono celebrare il cinema di nicchia, non mainstream (se non per le grandi case di produzione come, rullo di tamburi, Netflix) con moltissimi attori o registi stranieri. In effetti, mi fa esaltare la vittoria di Chloè Zhao per il film “Nomadland” che si porta a casa Miglior Regia, Miglior Film e anche la statuetta a quella pazza, geniale e bravissima Frances McDormand per la categoria Miglior Attrice Protagonista. La regista cinese è la seconda donna premiata in queste due categorie, dopo Kathryn Bigelow per “The Hurt Locker” nel 2009.
Altro colpo di scena è la vittoria di Sir Anthony Hopkins come Migliore Attore Protagonista per il suo ruolo in “The Father”, non lasciando lo spazio per una statuetta (postuma) a Chadwick Boseman (già vincitore, postumo sempre, ai Golden Globes e favorito in questa serata per la sua recitazione nel film Netflix “Ma Rainey’s Black Bottom”). Altro momento altissimo, anche divertente per il siparietto con Brad Pitt, è il premio a Yuh-Jung Youn: la nonna di “Minari” riceve il premio come Migliore Attrice Non Protagonista.
Punto dolente: l’Italia. Garrone con “Pinocchio” non si porta a casa niente di niente e, la nostra stella di Solarolo, Laura Pausini, possiamo dire che ci ha creduto fino in fondo (anche quando l’hanno fatta cantare, di nuovo, per il pre-evento). Più che il primo, a dispiacermi è effettivamente la seconda: dopo la vittoria ai globi d’oro per la canzone “Io Sì (Seen)”, era quasi certo che potesse vincere lei anche questa notte. E invece, no.
Per concludere, questa 93esima edizione degli Oscar vede la diversità e il rispetto che tanto erano stati richiesti: finalmente possiamo dire che ognuno quest’anno ha avuto la sua possibilità di candidatura e, nel caso, di vittoria. Bello vedere culture diverse, rappresentate su schermo, camminare il red carpet più famoso al mondo, con un messaggio forte e chiaro: “ci siamo anche noi”. Ma tutto questo non conta veramente niente, e perchè? Perchè anche quest’anno la Pixar ha vinto e, sono molto sincero e anche preoccupato, nessuno riuscirà a fermarla!
Ecco i vincitori per singola categoria:
Miglior Regia
Nomadland – Chloè Zhao
Miglior Regista
Chloè Zhao – Nomadland
Migliore Attore Protagonista
Sir Anthony Hopkins – The Father
Migliore Attrice Protagonista
Frances McDormand – Nomadland
Migliore Attore Non Protagonista
Daniel Kaluuya – Judas and the Black Messiah
Migliore Attrice Non Protagonista
Yuh-Jung Youn – Minari
Migliore Sceneggiatura Originale
Emerald Fennell – Promising Young Woman
Migliore Sceneggiatura Non Originale
Christopher Hampton e Florian Zeller – The Father
Migliore Film Internazionale
Druk – Thomas Vinterberg (Danimarca)
Miglior Film d’Animazione
Soul – Pete Docter
Migliore Fotografia
Erik Messerschmidt – Mank
Migliore Montaggio
Mikkel E.G Nielsen – Sound of Metal
Migliore Scenografia
Donald Graham Burt e Jan Pascale – Mank
Migliori Costumi
Ann Roth – Ma Rainey’s Black Bottom
Migliore Trucco e Acconciatura
Sergio Lopez-Rivera, Mia Neal e Jamika Wilson – Ma Rainey’s Black Bottom
Migliori Effetti Speciali
Andrew Jackson, David Lee, Andrew Lockley e Scott Fisher – Tenet
Migliore Colonna Sonora
Trent Reznor, Atticus Ross e Jon Batiste – Soul
Migliore Canzone Originale
Fight For You (musiche di H.E.R. e Dernst Emile II, testo di H.E.R. e Tiara Thomas) – Judas and the Black Messiah
Migliore Sonoro
Nicolas Becker, Jaime Baksht, Michelle Couttolenc, Carlos Cortès e Phillip Bladh – Sound of Metal
Migliore Documentario
My Octopus Teacher – Pippa Ehrlich e James Reed
Migliore Cortometraggio Documentario
Colette – Anthony Giacchino
Migliore Cortometraggio d’Animazione
If Anything Happens I Love You – Michael Govier e Will McCormack