Nick Hudson è la prova vivente che esistono ancora i cosiddetti “musician’s musicians” : artisti apprezzati dai colleghi ma poco noti al grande pubblico. Il prolifico frontman degli inglesi The Academy Of Sun è film-maker e pittore oltre che musicista, tra i suoi fan più accaniti figurano Stuart Braithwaite dei Mogwai, Julian Cope e David Tibet. “Ganymede In A State Of War” del 2016 ha scatenato l’entusiasmo della BBC per la complessità del suono e della composizione, caratteristiche a cui Hudson non rinuncia neppure nel nuovo disco “Font Of Human Fractures”.
Dieci brani struggenti arrangiati per piano e due violini che sono quasi un moderno romanzo di formazione. Hudson suona un buon numero di strumenti (vibrafono, sintetizzatore, organo, pianoforte) e si è occupato anche degli arrangiamenti. Ballate orchestrali come “Voyeurs Who Offer Nothing” si alternano a brani sperimentali tipo “Surkov’s Dream” che unisce spoken word, sample e melodia. “Matryoshka” riporta agli anni giovanili, con la sua lucida e pulsante linea di sintetizzatore e i violini che diventano drammatici, un periodo evocato anche dal mini madrigale “Teenage Hudson Summons Epona” brano scritto quando Nick aveva sedici anni e recuperato da una vecchia cassetta.
“The Ballad Of K69996 Roma” astuto requiem in cui aleggia il fantasma di Pier Paolo Pasolini segna invece l’inizio dell’età adulta mentre “Come Back When There’s Nothing Left” rinnega il suo destino di delicatezza musicale con la ferale partecipazione di Toby Driver voce dei brutali avant ““ rockers americani Kayo Dot. “Font Of Human Fractures” diventa un affare di famiglia con “Tokyo Nights” scritta dalla zia di Nick, Penelope Hudson aka Mae Fortune insieme a John Darrell quando militavano nei misteriosi Room 101, punk band ospitata da John Peel in una delle sue leggendarie Sessions nel 1983.
Il brano viene riproposto con distorsione e gusto romantico, una versione originale di “Tokyo Nights” si può ascoltare qui per i più curiosi. La soffusa piano ballad “There Is No Such Thing As You” e un brano fortemente collaborativo come “Dambala”(scritto da Exuma e reso famoso da Nina Simone) trascinano verso i titoli di coda di un disco d’indubbia eleganza, in cui Nick Hudson si conferma artista fuori dagli schemi, difficile si sarebbe detto una volta ma decisamente stimolante sulla scia di Scott Walker e Eric Satie.
Credit foto: Wolfgang Dubieniec