A oltre tre anni di distanza da “Move Through The Dawn” The Coral ritornano con questo loro decimo LP da studio, realizzato da Run On Records e Modern Sky.
Accompagnato da un libro scritto dal tastierista Nick Power, “Coral Island” è un doppio album di ventiquattro brani (per cinquantaquattro minuti) ed è stato registrato ai leggendari Parr Street Studios di Liverpool: alcuni di queste tracce, in realtà , durano poco più di un minuto (e in alcuni casi anche meno) e propongono uno spoken-word disegnato dalla voce di Ian Murray, il nonno del frontman James e del batterista Ian Skelly.
Un concept album su una città immaginaria della costa ovest dell’Inghilterra, questo nuovo lavoro era stato pensato dalla band del Merseyside come la loro versione del “White Album” dei Beatles.
Diviso in due parti (“Welcome To Coral Island” e “The Ghost Of Coral Island”), il disco, dopo il primo spoken-word, inizia con “Lover Undiscovered”, il primo melodico tuffo attraverso una nostalgia dai sapori tutti british dalla malinconica brillantezza.
Ci piacciono molto quelle tinte in chiaro-scuro dello psych-garage di “Vacancy” che con chitarra e organo dipingono toni sinistri e cinematografici senza tempo, mentre “Change Your Mind” si sposta più verso colori folky a stelle e strisce senza dimenticare armonie che sembrano uscire dalla California di qualche decennio fa.
“Golden Age”, invece, dopo il solito spoken-word, apre il secondo disco con panorami cinematografici decisamente più cupi accompagnati da un organo che non fa altro che inscurire l’atmosfera di quelli che sembrano essere lontani ricordi.
“Summertime” sembra essere l’unica canzone “allegra” della seconda parte con quei suoi cori nostalgici e quei suoi colori, vagamente psichedelici, garbati e gentili.
La leggerezza della chitarra acustica di “Old Photographs” non nasconde però quel suo leggero velo di scura tristezza, “The Calico Girl”, invece, ha un leggero tocco beatlesiano che la rende magica e veramente speciale.
Pieno di ricordi dei bei tempi andati, questo album è ambizioso e gradevole e recupera suoni dai sapori nostalgici: un viaggio molto british nel passato che risulta davvero interessante e ricco di spunti e merita di essere percorso nella sua interezza.