Nel mondo c’è una pandemia in corso. In Italia è arrivata dalla Francia e si manifesta sottoforma di tosse, febbre, malessere. La gente un po’ sbarella, ma non più di tanto. Insomma non fa le mega corse al supermercato a comprare qualsiasi cosa tranne che le penne lisce.
Vi ricorda qualcosa?
Le analogie, però, finiscono qui: il virus “la Rossa” porta anche ad avere delle macchie sulla pelle, se ti ammali e hai più di 14 anni muori. Sei meno di 14 anni non sei immune, ma il virus alberga dentro di te, e si sveglia insieme ai tuoi ormoni.
In ogni puntata del della serie “Anna”, in onda su Sky, esce un disclaimer per cui le riprese sono iniziate sei mesi prima del covid. Bella sfiga, vero?
Io me li immagino gli attori a girare delle scene che in teoria avrebbero dovuto essere relegate a un universo parallelo, a una favola dark, mentre tutto intorno la realtà era ben peggio. Anche mentre lo guardi ci sono delle cose per cui ti trovi a pensare: “Ma no ragazzi, una pandemia non si fa così!” e scopri che nelle serie non esistono i DPCM, non ci sono gli andrà tutto bene o la gente che canta dai balconi.
In ogni caso la storia segue le vicende di Anna, una dodicenne con il fratello minore a carico, che è rimasta sola almeno quattro anni prima ed è viva grazie ai consigli che la mamma morente ha scritto un su quaderno su come sopravvivere in pratica e si trova in una realtà del tutto senza regole. Andrà tutto bene mica tanto, mi verrebbe da dire. Le pandemie, almeno in ambito cinematografico, tirano fuori il peggio delle persone: ragazzini allo sbando, sadici che escono fuori, comunità ricordano molto “Il Signore delle Mosche” dotate di una despota psicotica e dedita ai reality show, pochissimo spazio per empatia o per solidarietà , che del resto quando la questione è di sopravvivenza non ti interessano gli altri.
Il finale è molto consolatorio da un lato, ma molto inquietante perchè, se dovesse mai esserci una stagione due sarebbe foriero di una catastrofe abbastanza prevedibile.
Due parole sui personaggi: Anna (interpretata da Giulia Dragotto) è un po’ la perfettina, quella che qualunque cosa le capiti si risveglia e si mette a combattere. è chiaramente il personaggio più positivo di tutta la serie, una sorte di Ulisse che non si arrende mai.
Il personaggio meglio riuscito a mio parere però è Angelica, la sovrana dei Bianchi e dei Blu, cattiva che è più cattiva non si può, interpretata in modo perfetto da Clara Tramontano.
Ogni episodio è ricchissimo di riferimenti cinematografici, artistici o letterari, ed è anche divertente andare a scoprire quali ho trovato: i Daft Punk, “La Sposa Cadavere”, Darryl Hanna che interpreta l’infermiera in “Kill Bill”, “Alice nel paese delle meraviglie”, “Fanny e Alexander”, gli stracci di Pistoletto e il papa di Cattelan.
Quindi tirando le somme è una serie memorabile? No. Ma sono sei episodi da 40 minuti l’uno (più o meno) e quindi si lascia vedere in due sere, o in una se si può andare a dormire abbastanza tardi, il ritmo è bello serrato, la fotografia e la regia sono splendide e gli attori perfetti.