Le veloci chitarre degli You, Nothing., i loro bassi profondi, le loro ritmiche accattivanti, i testi che hanno il sapore della ruvida e caotica quotidianità del nostro decadente e morboso presente, richiamano atmosfere e paesaggi emotivi e musicali che si perdono negli anni Ottanta, in quei giorni remoti nei quali la rabbia, la frustrazione e la voglia di rivalsa che avevano originato “Never Mind The Bollocks” si trasformavano in un eccentrico, misterioso e cupo romanticismo controcorrente, mentre, dalle rovine ancora fumanti di quella rivoluzione fallita, il movimento punk riemergeva con rinnovato impeto ed abbracciava sonorità più ampie, più variegate e più eterogenee, in un miscuglio di new-wave, dark, indie rock e post-punk, che ritroviamo, oggi, – vivido e sfavillante – nella mescolanza di trame noise-pop e shoegaze del disco d’esordio della band veronese.
“Lonely//Lovely” resta impudente e sfrontato nell’animo, ma è capace di oltrepassare le convenzioni punk e muoversi, con naturalezza e maestria, tra melodie rade e dilatate di matrice dream-pop, che esplodono, all’improvviso, in nitidi e luminosi bagliori shoegazing, passando dalla irriverente frenesia dell’iniziale “Identity” alle più uggiose e palpitanti divagazioni di “Reflectie”, le quali si attaccano alle nostre inquietudini più intime, vibrano assieme alle nostre paure inconfessate e fanno sì che i loro riverberi elettrici e il sognante ritornello si tramutino nell’oscura cantilena con cui curare e cicatrizzare le nostre ferite. “Waves”, infatti, assume la leggerezza dell’aria calda, diventa sempre meno densa e in grado di sottrarsi alla forza di gravità dei nostri pensieri più contorti e materialistici, rendendoci liberi di seguire le ritmiche frementi e tamburellanti di “H.Y.E.” e di dare, finalmente, spazio a tutta la nostra fantasia, la nostra curiosità e la nostra voglia di scoprire.
Scoperte e conoscenze, però, che non possono essere gratuite; esse implicano il confronto ed il contatto con le emozioni più buie, indecifrabili ed enigmatiche che si agitano dentro di noi; “Sonder” apre la seconda parte, più introspettiva, vorticosa e cruda dell’album, quella nella quale sensazioni diverse, spesso contrastanti, a volte più aggressive, rumorose e dirompenti, a volte più tenui, irreali ed oniriche, si alternano, anche all’interno dello stesso brano, come avviene in “Problems”, nell’itinerante ed evasiva “Closer” o nella finale “Gasers”, i cui feedback circolari anticipano, con rinnovato trasporto e più matura consapevolezza, che nulla è compromesso: le nuvole possono anche essere basse e terribilmente cariche di pioggia, ma il nostro viaggio e quello degli You, Nothing. continuerà , deve continuare.