Sarah Neufeld prima di dedicarsi alla musica in band come gli Arcade Fire e i Bell Orchestre ha studiato danza per anni e non stupisce quindi che al mondo del balletto abbia finito per tornare in altre vesti. Risale al 2015 la sua prima collaborazione con Peggy Baker, ballerina e coreografa canadese, un rapporto che negli anni si è fatto sempre più stretto nonostante la differenza d’età . Il coinvolgimento in “Who We Are In The Dark“, nuovo progetto della Baker, è stato decisivo e totale fin dalle prime battute e durante il lungo tour che è seguito nel 2019.
“Detritus” terzo album solista di Sarah è figlio di quell’esperienza, opportunamente rielaborata e arricchita dall’apporto di musicisti come Jeremy Gara (Arcade Fire) Pietro Amato dei Bell Orchestre e Stuart Bogie ai fiati. Sette brani, i primi tre introduttivi dal suono intimo e avvolgente che preparano il campo e il palco a una parte centrale movimentata e incalzante in un crescendo continuo che culmina in “The Top”, nei nove minuti di “Tumble Down The Undecided” e nei sette di “Shed Your Dear Heart” prima della “coda” armonica della title track.
Il violino della Neufeld si aggira convinto e vivace in ogni pezzo, spina dorsale su cui la musica poggia e si libra convinta, spesso accompagnato dalla voce intensa ed eterea di Sarah che sembra a volte quasi mimare movimenti del corpo, espressioni, cambi di posizione di una coreografia che si percepisce pur non vedendola. “Detritus” è un album che balla da solo, funziona indipendentemente dalle circostanze per cui è stato creato e non è mai scontato che succeda. Evocativo, si lascia ascoltare con grazia.