L’album del 2016 “A Place to Stand” segnò il debutto dei Sculpture Club che tornano ora sulla scena con “Worth”, undici brani che sanciscono una sorta di consolidamento della band di Salt Lake City verso sonorità classiche goth e una tendenza piuttosto evidente, nemmeno troppo occultata, a confrontarsi con una band che quel territorio l’ha ben marcato nei decenni precedenti. Ascoltando “Just One More” non possiamo che pensare ai Cure, e tutto l’album, ad essere schietti, sembra riportarci con forza negli anni ’80, quel periodo in cui la band di Robert Smith sfondava il muro dell’ascolto di nicchia per diventare una delle band più famose del periodo.
Non è di certo un caso che in “Twirl for Me” ascoltiamo Chaz dichiarare “Quindi, ascolto tutte le canzoni degli anni in cui non ho mai vissuto“.
Sarebbe però poco corretto etichettare l’album come un oggetto catapultato ai giorni nostri da una macchina del tempo burlona.
Ci sono brani che meritano la nostra attenzione, come “Gifts of Light” con la chitarra che scalda per tutto il brano, molto delicato e garbato.
Chaz Costello, voce del gruppo, un poco s’identifica nel personaggio Smith, sia nella voce (“Fluttering ne è un esempio concreto”) che nei contenuti dei testi, non certo allegri.
Quando i ritmi si alzano ci sentiamo più a nostro agio, “Clean it Up” e la opener “Chains and Faith” sono due brani che danno energia e vivacità mentre “Honest Mistake” potrebbe essere la hit, il brano da passare in radio.
Un album che potrebbe far storcere il naso a chi ha vissuto quei tempi e ascoltato quelle canzoni, quelle dei Cure intendiamo. Ci piace invece scoprire che a Salt Lake City i Sculpture Club hanno scritto più che dignitose canzoni, raccogliendole in un album capace di emozionare cuori in cerca di momenti malinconici.
Photo Credit: Chaz Costello, Makenna Williams