Lo ammetto candidamente: ad ogni uscita dell’irlandese a scatola chiusa compro inesorabilmente il CD, ma io stesso mi sono perso di fronte all’effluvio di pubblicazioni che si sono susseguite dal 2016 ad oggi, tanto che il conto dagli album a suo nome, in questo lasso di tempo, raggiunge il ragguardevole numero di 7.
Ritrovata ispirazione o febbrile necessità di pubblicare il più possibile, considerando l’età avanzata (oltre che recentemente il lockdown) poco importa; ciò che sorprende è l’elevato, se pur non eccelso, standard qualitativo dei lavori. Non ci si può aspettare chissà quali divagazioni sonore nel percorso di Van di questi ultimi 5 anni, anche se è doveroso ricordare che tra questi 7 album, uno è un tributo alle sonorità del blues, un paio ricchissimi di venature jazzate ed i rimanenti, ivi compreso il nuovo “Latest Record Project , Vol.1”, sulla scorta del suo classico melting pot sonoro.
Sulle pagine del sito ero già intervenuto recensendo nel 2019 “Three Chords and The Truth“, a mio parere, ma pare sia opinione diffusa, il migliore del lotto. Il nuovo “Latest Record Project , Vol.1” è inferiore a quest’ultimo, caratterizzandosi per il fatto che è addirittura un triplo cd con 28 canzoni.
Un numero bulimico che non gioca necessariamente a sfavore.
L’ascolto infatti è gradevole e non risulta stancante nonostante la mole del materiale, ma d’altra parte non si registrano particolari picchi creativi. Un album senza infamia e senza lode quindi, che conferma Van sui consueti buoni livelli ma che reputo sia necessario più che altro ai fan di stretto regime, che saranno ben felici di poter avere tra le mani un altro nuovo lavoro e per lo più assai generoso a livello di quantità ma comunque discreto in qualità .
Inutile elencare e descrivere l’album brano per brano, vi ritroverete la solita miracolosa voce, gli splendidi arrangiamenti a cui ci ha abituato, una perizia strumentale eccelsa che ondivaga tra soul, jazz, r&b, e blues.
Certo il solito Van, ma pur sempre Van Morrison.